lunedì 9 novembre 2009

una canzone: 'Il pescatore'

Estate 1970. Il disco fu un successo enorme e lo sentivi suonare dappertutto: alla radio (c'erano solo le tre reti della RAI), nei juke-boxes, e nelle case.

Ne "Il pescatore" si vede la figura di Gesù che, rivoluzionando leggi e pensieri, si mette dalla parte della vittima (l’assassino in fuga): Faber usciva dai binari anche nel campo della fede. Ma anche Gesù usciva clamorosamente fuori dai binari della fede, prima di tutto, nel contesto ebraico: ad esempio, stravolge completamente il concetto di giustizia divina (fino ad allora francamente intesa come tribunalizia), inserendo invece in essa dei criteri inauditi come il perdono, la carità e una giustizia basata su un'autentica comprensione dell'altro.
Dunque il "Pescatore" è una sorta di parabola evangelica: partiamo già dal fatto che nella simbologia cristiana il pescatore ci ricorda che Gesù scelse gli Apostoli quasi interamente tra pescatori, ai quali disse che li avrebbe resi "pescatori di uomini", lui è il pescatore. Nel brano c’è il messaggio che in Dio a volte ci si imbatte anche se non lo si va a cercare: l’assassino, nella sua fuga, si trova a fermarsi e ad aver bisogno di un pezzo di pane e un sorso di vino. A questo punto, il ricorso alla simbologia evangelica (nella canzone si "versa il vino e si spezza il pane" e questa è l'Eucaristia...) è praticamente naturale, se, naturalmente, lo si vede nell'ottica rivoluzionaria che è comunque tra gli intenti del poeta.

La giustizia umana viene soverchiata: il fuggitivo si sfama, si disseta e riceve un momento d'attenzione e d'importantissimo calore.

La storia di questo testo sembra proprio una parabola del Vangelo. Di un Vangelo laico, senz'altro. "Laico", si badi bene, non come contrapposto a "religioso" o "divino"; "Laico" come "popolare" (laós). De André appare qui come un vero interprete di un certo tipo di coscienza popolare, che ha sempre visto la "giustizia" -umana, ma, spesso, anche "divina"- esclusivamente come un'oppressione.

De André ha un rapporto continuo e sicuramente denso con Dio, solo che, per lui, è scevro di divinità. Gli ha tolto tutte le aureole per ricondurlo, appunto, sulla Terra. E questo fin dagli inizi: non vuole "rubare le chiavi del cielo", ma la felicità e la giustizia le vorrebbe qua su questo stramaledetto pianeta. La Divinità è tirata giù dal cielo, e forse non si è mai capito abbastanza che, così, non sarebbe meno "divina"; anzi, forse, lo sarebbe ben di più.

In tutto questo la figura del pescatore è (oltre a quella di Gesù) anche quella di un vecchio stanco, sfinito, magari anche un po' rimbambito, che aspetta il tramonto sulla riva del mare, senza temere piu' nulla e senza giudicare piu' nulla. Un pescatore, l'unico proletario, l'unico lavoratore, che non possiede, e non possederà mai, la fonte della sua sussistenza: il mare.

Quel vecchio dal viso solcato dalle rughe vede nell'assassino in fuga solo un disgraziato che gli chiede un po' di pane, e glielo offre volentieri, senza approfondire niente, e senza dare nessun particolare significato alla cosa…regalandogli -senza manco saperlo- un momento di calore umano e di nostalgia di una vita "normale" ormai perduta. Alle domande incalzanti dei gendarmi il vecchio e' semplicemente indifferente, un po' perche' non si e' nemmeno reso conto bene che il tizio fosse in fuga, un po' perche' le dinamiche della societa', della giustizia e dell'autorita' non gli interessano piu', fa fatica a capirle e le trova vacue e artefatte... Forse il fatto che il solco lungo il viso ci sia prima e dopo allo stesso modo, vuole dire proprio che da quelle vicende e' stato segnato molto poco.

Un uomo, che contro il potere non riesce ad opporre altro che il suo silenzio. Tanto, il potere, la sua lingua non la comprende.


All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
Venne alla spiaggia un assassino due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura eran gli specchi di un'avventura.
E chiese al vecchio dammi il pane ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino ho sete e sono un assassino.
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete e ho fame.
E fu il calore di un momento poi via di nuovo verso il vento
poi via di nuovo verso il sole dietro alle spalle un pescatore.
Dietro alle spalle un pescatore e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile giocato all'ombra di un cortile.
Vennero in sella due gendarmi vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino fosse passato un assassino.
Ma all'ombra dell'ultimo sole s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso

e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso


Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=1JQgNJdVDvk

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