domenica 8 novembre 2009

una canzone: 'Fiume Sand Creek'

…su Faber ci sarebbe da scrivere un libro per ogni argomento che si apre…. A mio avviso è uno dei personaggi più intensi, brillanti e poliedrici che il mondo intero ha avuto l’onore di avere.

Fabrizio è uno zio, un fratello, un amico, un uomo molto colto, sensibile e attentissimo, che ha vissuto la sua carriera ai margini della popolarità; Fabrizio è la canzone d’autore italiana. E non ce n’è per nessun altro.

<<Ha stravolto i canoni della canzone italiana con le sue ballate, sempre sospese tra mito e realtà. E ha sfidato gli arroganti di ogni tempo con il linguaggio sferzante dell'ironia. Senza mai cedere alle leggi del branco. Profondamente influenzato dalla scuola d'oltre Oceano di Bob Dylan e Leonard Cohen, ma ancor piu' da quella francese degli "chansonnier" (Georges Brassens su tutti), e' stato tra i primi a infrangere i dogmi della "canzonetta" italiana, con le sue ballate cupe, affollate di anime perse, emarginati e derelitti d'ogni angolo del mondo. Il suo canzoniere universale attinge alle fonti piu' disparate: dalle ballate medievali alla tradizione provenzale, dall'"Antologia di Spoon River" ai canti dei pastori sardi, da Cecco Angiolieri ai Vangeli apocrifi, dai "Fiori del male" di Baudelaire al Fellini dei "Vitelloni". Temi che negli anni si sono accompagnati a un'evoluzione musicale intelligente, mai incline alle facili mode e ai compromessi.
De Andre' usava il linguaggio di un poeta non allineato, ricorrendo alla forza dissacrante dell'ironia per frantumare ogni convenzione. Nel suo mirino, sono finiti i "benpensanti", i farisei, i boia, i giudici forcaioli, i re cialtroni di ogni tempo. Il suo, in definitiva, e' un disperato messaggio di liberta' e di riscatto contro "le leggi del branco" e l'arroganza del potere. Di lui, Mario Luzi, uno dei maggiori poeti italiani del Novecento, ha detto: "De Andre' e' veramente lo chansonnier per eccellenza, un artista che si realizza proprio nell'intertestualita' tra testo letterario e testo musicale. Ha una storia e morde davvero".>>


Della guerra De André ha parlato spessissimo, soprattutto delle sue vittime. In ‘Sand Creek’ c’è l’ennesimo esempio della guerra (in questo caso genocidio) descritta con la sua solita sensibilissima eleganza, di quelle che ti fanno planare sulle cose più crude e drammatiche con una grazia che è solo poesia.

Nel brano c’è la contrapposizione tra il tono maggiore e il chiaro riferimento nel testo ad elementi di morte, che fanno capolino tra gli elementi naturali (il "lampo in un orecchio", "l'albero della neve fiorì di stelle rosse"), c’è l'accompagnamento musicale che gioca su un unico arpeggio quasi ipnotico, c’è l'eco del coro dei bambini defunti contrapposto allo scorrere del fiume (che in molte culture è stato associato alla vita), c’è il dolce tono fiabesco in cui si srotola la contrapposizione tra la saggezza del nonno (di cui De André ha sempre sentito la mancanza) e il giovane ascoltatore, presumibilmente spensierato, che ascolta una leggenda di bambini defunti in un tempo immemorabile, sul fondo di un fiume.


La storia raccontata nella canzone:

“Fiume Sand Creek” parla del massacro compiuto a metà ‘800 sugli indiani Cheyenne che volevano trattare la pace con i soldati americani. Riporto in breve la narrazione: Nell'estate del 1864 il governo ordinò che tutte le tribù si radunassero in uno stesso luogo, presso un forte dell'esercito, Fort Lyon, nel Colorado. Gli Indiani non ubbidirono. Perciò il colonnello Chivington organizzò il terzo Reggimento dei volontari del Colorado, uomini della peggior specie reclutati per cento giorni soltanto, col compito di massacrare quanti più Indiani possibile.

Pentola Nera aveva una grande bandiera americana appesa in cima a un lungo palo e stava davanti alla sua tenda, aggrappato al palo, con la bandiera svolazzante nella luce grigia dell'alba invernale. Gridò alla sua gente di non avere paura, che i soldati non avrebbero fatto loro dei male, così come accordato; poi le truppe aprirono il fuoco dai due lati del Campo. I soldati appena smontati da cavallo cominciarono a sparare con le carabine e le pistole. In quel momento centinaia di donne e bambini Cheyenne si stavano radunando intorno alla bandiera di Pentola Nera in segno di paura e di pace. Risalendo il letto asciutto del torrente altri giungevano dal campo di Antilope Bianca, che però cadde fulminato dal fuoco bianco mentre si avvicinava con le braccia alzate al comandante. I sopravvissuti fra i Cheyenne dissero che Antilope Bianca cantò il canto di morte prima di spirare: "Niente vive a lungo. Solo la terra e le montagne". Ma all'alba del 29 novembre 1864, il colonnello Chivington fece circondare l'accampamento, nonostante gli accordi presi e anche se nel mezzo del villaggio sventolava la bandiera americana, comandò l'attacco contro una popolazione inerme che quasi niente fece per reagire. Gli episodi sconvolgenti - come venne testimoniato dagli stessi indiani e da molti altri bianchi che parteciparono al massacro - non si contarono. Gli uomini vennero scalpati e orrendamente mutilati, i bambini usati per un macabro tiro al bersaglio, le donne oltraggiate, mutilate e scalpate. Per commettere delitti così atroci bisognava possedere una innata cattiveria o non essere padroni delle proprie azioni. In effetti molti dei partecipanti erano ubriachi. In nessun modo si riuscì legalmente a rendere giustizia ai pellerossa. La descrizione di Robert Bent delle atrocità dei soldati fu confermata dal tenente James Condor, "Tornato sul campo di battaglia il giorno dopo non vidi un solo corpo di uomo, donna o bambino a cui non fosse stato tolto lo scalpo, e in molti casi i cadaveri erano mutilati in modo orrendo: organi sessuali tagliati, ecc.” per quanto io ne sappia John M. Chivington era a conoscenza di tutte le atrocità che furono commesse e non mi risulta che egli abbia fatto nulla per impedirle. Un certo numero di Cheyenne scavò trincee sotto gli alti argini del torrente in secca e resistette fino a quando scese la notte. Altri fuggirono da soli o a piccoli gruppi attraverso la pianura. Quando cessò la sparatoria erano morti 105 donne e bambini indiani e 28 uomini. Nel suo rapporto ufficiale, Chivington parlò di quattro o cinquecento guerrieri uccisi. Egli aveva perso 9 uomini, e aveva avuto 38 feriti; molti erano vittime del fuoco disordinato dei soldati che si sparavano addosso l'un l'altro. Quando scese la notte i sopravvissuti strisciarono fuori dalle buchePer 80 chilometri sopportarono il gelo dei venti, la fame e i dolori delle ferite, ma alla fine raggiunsero il campo di caccia. "Come arrivammo nel campo vi fu una scena terribile. Tutti piangevano, persino i guerrieri, le donne e i bambini strillavano e gemevano. Quasi tutti i presenti avevano perso qualche parente o amico e molti di loro sconvolti dal dolore si sfregiavano coi coltelli finché il sangue usciva a fiotti."

Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=UYSorczUfEE


Questa è una delle sue canzoni preferite, dall’album “Indiano” del 1981:

Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura,
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni… occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni… figlio d'un temporale

c'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte
e quella musica distante diventò sempre più forte
chiusi gli occhi per tre volte… mi ritrovai ancora lì
chiesi a mio nonno è solo un sogno… mio nonno disse sì

a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso
il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso
le lacrime più piccole… le lacrime più grosse
quando l'albero della neve… fiorì di stelle rosse

ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek

Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte
c'erano solo cani e fumo e tende capovolte
tirai una freccia in cielo, per farlo respirare
tirai una freccia al vento, per farlo sanguinare

la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek

Si son presi l nostri cuori sotto una coperta scura,
sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
fu un generale di vent'anni… occhi turchini e giacca uguale
fu un generale di vent'anni… figlio d'un temporale

ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek

Nessun commento:

Posta un commento