lunedì 7 febbraio 2011
Dario Fo e "Il Principe" di Machiavelli
giù il cappello!!
e ho detto tutto.
Urbanistica&Paesaggio
L’ASSALTO DEI CEMENTIFICATORI ALLE NORME COSTITUZIONALI
Intervista a Salvatore Settis di Costantino Cossu, da La Nuova Sardegna
«Vedere il bene comune come fondamento della democrazia, della libertà e dell’eguaglianza, rivendicare il pubblico interesse, cioè i diritti delle generazioni future». Così Salvatore Settis nel suo ultimo libro «Paesaggio, Costituzione, cemento» (Einaudi). Archeologo e storico dell’arte, già direttore del Getty Research di Los Angeles e della Normale di Pisa, titolare a Madrid della «Càtreda del Prado», Settis ha scritto un manifesto denuncia (vedi la recensione qui sotto) delle condizioni disastrose in cui versa in Italia il paesaggio. Un atto di accusa, lucido e documentatissimo, contro «l’inerzia di troppi politici (di maggioranza e di “opposizione”») e un appello all’«azione popolare» per fermare la devastazione.
In Italia la protezione del paesaggio è scritta nella Costituzione e, a partire dalla legge Galasso, sono molte le buone norme di tutela. Perché allora si distrugge tanto?
«E’ il tema principale del mio libro. La spiegazione del paradosso che lei rileva sta da un lato in un eccesso di legislazione (che spesso si traduce in incertezza e in arbitrio) e dall’altro nel contrasto tra legislazione nazionale e legislazione regionale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, ho dedicato un capitolo intero al tentativo di dimostrare che l’articolo 9 della Costituzione, quello che prescrive la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione, è nato dall’esigenza che con preveggenza chi ha scritto la Carta avvertiva di contrastare un eccesso di autonomia dei poteri locali in una materia in cui gli interessi particolari hanno sempre premuto in maniera fortissima. Concetto Marchesi, uno dei padri della Costituzione, parlava in proposito di una possibile e pericolosa «raffica regionalistica» contro le norme nazionali di tutela. Raffica che, soprattutto a partire dagli anni Settanta, quando le Regioni sono diventate una realtà istituzionale, puntualmente s’è scatenata. Il territorio, il paesaggio, l’ambiente, sono diventati terreno di battaglia tra Stato e Regioni, un contrasto tra poteri pubblici che ha aperto interstizi e zone grigie, un varco attraverso il quale è passata la devastazione».
Lei contesta che l’ossessione edilizia abbia ragioni economiche fondate. Perché?
«In Italia il tasso di crescita demografica è bassissimo, eppure siamo il Paese europeo che ha il maggior consumo di territorio: vengono quindi costruite abitazioni che non servono a nessuno. Abbiamo dovuto assistere all’indegna commedia del Piano casa. A livello nazionale la proposta lanciata da Berlusconi nel 2009, in campagna elettorale, non s’è mai tradotta in una legge e però le Regioni sono state istigate a farli i loro piani casa, tutti illegittimi. Si cerca di far passare l’idea che l’unico modo per rimettere in moto l’economia sia rilanciare l’edilizia. E invece è l’opposto che occorrerebbe fare. La crisi mondiale è stata scatenata dalla bolla immobiliare negli Usa. E si sono visti Paesi, ad esempio l’Irlanda, dove s’è costruito sino al quintuplo di ciò di cui c’era bisogno senza che questo evitasse addirittura la bancarotta dell’intero sistema economico nazionale. Non è vero che investire nel mattone è l’unico modo per rilanciare l’economia. Al contrario: investire capitali nell’edilizia vuol dire bruciare flussi finanziari che invece potrebbero essere impiegati molto più produttivamente in altri settori».
Perché in Italia la cultura di tutela del paesaggio è più debole che in altri Paesi europei?
«In realtà noi abbiamo una tradizione importante di studi e di legislazione. In questo momento l’idea del bene comune appare sconfitta dall’idea del privilegio di chi ha i soldi, di chi ha le proprietà, di chi vuole devastare per proprio esclusivo profitto. Crescono però i segnali di una presa di coscienza. Nascono associazioni di cittadini che si oppongono alla tendenza dominante. A San Benedetto del Tronto, ad esempio, per combattere una lottizzazione che avrebbe rovinato un paesaggio unico, un gruppo di cittadini ha raccolto 4 mila firme e ha ottenuto un referendum comunale che probabilmente sarà vinto».
Perché in Italia non esistono movimenti ambientalisti capaci di pesare sulle scelte politiche nazionali come quello di Cohn-Bendit in Francia e dei Grünen in Germania?
«Da noi la crisi della politica dopo Tangentopoli è stata segnata dall’estinzione di grandi partiti di massa che avevano una tradizione anche di idee: la Dc, il Pci, il Psi. Partiti sostituiti da forze politiche che sono tutte, senza eccezione, prevalentemente organizzazioni di raccolta del consenso in termini elettorali, molto di rado laboratori di idee. Questo ha impedito ai movimenti di avere una solida sponda politica e quindi un’incisività anche istituzionale».
(23 gennaio 2011)
da Micromega
Berlinguer e la "questione morale"
Riporto parte dell'intervista rilasciata da Enrico Berlinguer ad Eugenio Scalari su Repubblica, il 28 Luglio 1981.
<<I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: hanno scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. E il risultato è drammatico. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.
[...]
molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.
[...]
noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni.
Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata.
[...]
Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante.
La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude.
Il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra. Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili.
Noi sostenemmo che il consumismo individuale esasperato produce non solo dissipazione di ricchezza e storture produttive, ma anche insoddisfazione, smarrimento, infelicità e che, comunque, la situazione economica dei paesi industrializzati - di fronte all'aggravamento del divario, al loro interno, tra zone sviluppate e zone arretrate, e di fronte al risveglio e all'avanzata dei popoli dei paesi ex-coloniali e della loro indipendenza - non consentiva più di assicurare uno sviluppo economico e sociale conservando la "civiltà dei consumi", con tutti i guasti, anche morali, che sono intrinseci ad essa. La diffusione della droga, per esempio, tra i giovani è uno dei segni più gravi di tutto ciò e nessuno se ne dà realmente carico. Ma dicevamo dell'austerità. Fummo i soli a sottolineare la necessità di combattere gli sprechi, accrescere il risparmio, contenere i consumi privati superflui, rallentare la dinamica perversa della spesa pubblica, formare nuove risorse e nuove fonti di lavoro. Dicemmo che anche i lavoratori avrebbero dovuto contribuire per la loro parte a questo sforzo di raddrizzamento dell'economia, ma che l'insieme dei sacrifici doveva essere fatto applicando un principio di rigorosa equità e che avrebbe dovuto avere come obiettivo quello di dare l'avvio ad un diverso tipo di sviluppo e a diversi modi di vita (più parsimoniosi, ma anche più umani). Questo fu il nostro modo di porre il problema dell'austerità e della contemporanea lotta all'inflazione e alla recessione, cioè alla disoccupazione.
[...]
Il costo del lavoro va anch'esso affrontato e, nel complesso, contenuto, operando soprattutto sul fronte dell'aumento della produttività.
Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire.>>
giovedì 21 ottobre 2010
Come Washington vuole riprendersi l'America Latina

Media mondiali VS America Latina.
Ci chiediamo mai perché quello è un mondo che da qui proprio non si conosce???
Ne sappiamo davvero poco, e quel poco che ci fanno arrivare ci disegna un’immagine per nulla rassicurante e decisamente molto confusionaria.
No, qui in Europa notizie da quella grande metà di continente proprio non arrivano. Notizie? Lotte, conquiste, avvenimenti, andamenti politici globali,…
Ovviamente la risposta è più che banale, basta buttare un occhio sui chi possiede e manovra i media di massa e sui nostri “amichetti” statunitensi, russi o cinesi (tanto per dirne alcuni), attorno ai quali scodinzoliamo penosamente.
Cosa accade laggiù?
Un minuscolo tentativo di risposta provo a farlo aprendo il topic con una descrizione (critica) di un fatto di questi giorni, capiamone cascandoci in medias res:
[estratto dall’editoriale di “latino America” del 1 ott 2010]
Gli avvenimenti di Quito, dopo l’ennesima settimana di demonizzazione dell’America latina integrazionista da parte dei grandi media mondiali, rimettono in maniera chiara come il sole, per chiunque sia in buona fede, le cose al loro posto. Come ha affermato nella notte il Presidente brasiliano Lula ancora una volta è stato testimoniato che non è la sinistra ad attentare alla democrazia in America latina. La sinistra, i governi integrazionisti che stanno riscattando il Continente dalla notte neoliberale, sono la democrazia in America latina. Lula stesso e Dilma Rousseff, Hugo Chávez, Cristina Fernández, Rafael Correa, Pepe Mujica, Evo Morales, perfino Cuba, per quanti errori possano aver compiuto e continueranno a compiere, stanno dalla parte dei popoli che vogliono riprendersi la storia, vogliono una vita più dignitosa e stanno ridando un senso a parole d’ordine in Europa dimenticate come uguaglianza e giustizia sociale.
E’ invece la destra ad attentare sempre alla democrazia in America latina, come ha dimostrato in Venezuela, in Honduras, in Ecuador con i colpi di stato e in in Bolivia col secessionismo, partendo da quello strumento goebblesiano che in tutti i paesi prende la forma del complesso mediatico commerciale.
E’ sotto gli occhi di tutti quanto è avvenuto questa settimana. I media commerciali di tutto il continente, ma anche europei ed italiani, si sono dedicati sistematicamente a demonizzare i governi democratici di Brasile e Venezuela. Il primo, con all’attivo forse il più positivo bilancio al mondo perfino in termini di crescita capitalista dal 2003 in avanti, il secondo che ha appena vinto con maggioranza assoluta le elezioni parlamentari, sono stati costantemente sotto tiro. Nel caso venezuelano la vittoria è stata ridicolamente e sistematicamente presentata come una sconfitta e una campana a morto per il governo bolivariano. Anche sull’Ecuador i disinformatori sono al lavoro: “tranquilli non è un golpe” hanno sviato tutto il giorno e anche adesso occultano evidenze, testimonianze e prove per presentare il complotto come un semplice conflitto sindacale sfuggito di mano per focosità naturale (sic) delle popolazioni andine.
Conflitto sindacale un corno! Le parole e i fatti devono avere ancora un senso, anche per chi di mestiere lavora sempre per edulcorare. Il presidente è stato malmenato, colpito con gas lacrimogeni, infine sequestrato per 11 ore in un’ospedale all’interno di una caserma, con almeno un tentativo solido di portarlo altrove, frustrato solo perché nel frattempo migliaia di cittadini avevano circondato la caserma, riproducendo per molti versi l’epopea dei giorni dell’aprile 2002 in Venezuela, quando il popolo si sollevò contro il golpe riportando Hugo Chávez a Miraflores. Il popolo pacifico che non accetta più la prepotenza è la cifra dell’America latina del XXI secolo. Anche dove la violenza infine trionfa, come è successo in Honduras, nessuno abbassa più la testa.>>
E noi proprio questo dovremmo imparare dall’America Latina…lezioni di dignità e di democrazia, che noi popoli avanzati da un pezzo abbiamo perso per strada, nei compromessi e nella corruzione del fagocitante imperialismo moderno.
<<LatinoAmerica
I lettori, che ci auguriamo numerosi, troveranno nelle pagine di Latinoamerica una informazione attenta, la voce di molti dei protagonisti della cultura, delle arti, della musica, dello sport del continente latinoamericano, testimonianze e documenti sulla storia, la società e la gestione politica di circa venti paesi del subcontinente e gli intrecci con gli interessi e con le tragedie del resto del mondo.
E potranno dialogare con noi attraverso il sito di Gianni Minà (www.giannimina.it) che della rivista è l'entusiasta promotore e la cui esperienza latinoamericana è nota a tutti.>>
Sito web: http://www.giannimina-latinoamerica.it/
Sul sito Sul sito si trovano gli EDITORIALI scritti da Minà ed è disponibile una versione ridotta dimostrativa di Latinoamerica (Rivista n° 110-111 Ridotta: http://www.giannimina-latinoamerica.it/pdf/110-111_demo.pdf).
La rivista è un TRIMESTRALE di circa 200 pagine, SENZA PUBBLICITA’, è praticamente un libro di raccolta articoli che portano a firma di giornalisti, filosofi, studiosi, inviati, corrispondenti stranieri, esperti, sociologi, economisti, latinomericanisti, ambasciatori, saggisti, cantautori, intellettuali, professori, eccetera.
Si trova nelle (quasi tutte) FELTRINELLI e nelle librerie INDIPENDENTI, ad un prezzo di 13euro.
Se la trovate prendetene una copia, ne vale davvero la pena.
Leggendo, piano piano si cominciano a riconoscere e collocare al loro posto i pezzi di un enorme puzzle geopolitico complicato e ramificato dal quale non si può prescindere per capire in che mondo viviamo.
Qui il link dell’interessantissimo editoriale di Minà del numero che ho acquistato: http://www.giannimina-latinoamerica.it/editoriali/608-quale-sara-la-nuova-scusa-per-continuare-ad-angariare-cuba
Nella rivista si dà moltissima importanza alla realtà cubana, spesso analizzata, come in questo editoriale: "Quello della Revoluciòn non è mai stato un Paese rassegnato. Non è come l’Italia attuale, senza orgoglio e senza dignità"
Siccome il resto della rivista non è ovviamente disponibile on line posto io alcuni articoli, che ho appositamente scansionato (cliccare sull'immagine per ingrandirla e leggerne il testo):
lunedì 27 settembre 2010
El bloqueo contra Cuba



Scrivo questo post dopo che l’ennesima persona mi ha detto “speriamo che vogliano aprirsi presto al mondo e che si liberino da quella dittatura che li vuole poveri a tutti i costi”. Esta es mi respuesta.
L'Embargo contro Cuba, conosciuto anche come el bloqueo è un embargo commerciale, economico e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro Cuba all'indomani della Rivoluzione castrista* (rovesciamento del dittatore cubano Fulgencio Batista nel 1959) e tutt'ora in vigore.
L'embargo economico, commerciale e finanziario adottato dagli Stati Uniti nei confronti di Cuba è in vigore da ormai più di 30 anni. Le prime misure economiche contro Cuba furono prese nel 1960 e gradualmente estese. Nel 1963 l'embargo era completato. Esso è stato finora costantemente mantenuto con poche varianti.
Prima del 1959 a Cuba gli statunitensi controllavano il petrolio, le miniere, le centrali elettriche, la telefonia e un terzo della produzione di zucchero. Quell'anno gli USA erano il primo partner commerciale cubano, comprando il 74% delle esportazioni e fornendo il 65 delle importazioni dell'isola.
Nel 1959 la Cuba di FIDEL adotta una RIFORMA AGRARIA che NAZIONALIZZA LE TERRE: vi si prevede che il compenso per i terreni espropriati, valutato in base al valore dichiarato a fini fiscali, sia liquidato in buoni ventennali con un interesse massimo del 4%. Gli Stati Uniti annunciano l'adozione di misure economiche contro Cuba ove proprietà statunitensi siano espropriate in base alla legge di riforma. A loro avviso l'esproprio di beni stranieri è lecito solo quando sia accompagnato da un risarcimento "pronto, adeguato ed effettivo" (subito e in moneta).
Nell'ottobre 1959 il Presidente degli Stati Uniti Dwight Eisenhower reagì approvando un piano, proposto dal Dipartimento di Stato e dalla CIA, che prevedeva il supporto agli oppositori interni e includeva raid degli esuli contro l'isola a partire dal territorio statunitense. Questa prima strategia approvò un documento, elaborato dal gruppo 5412, denominato "A Program of Covert Actions Against the Castro Regime", basato su quattro punti: creare un'opposizione unitaria al regime all'estero; mettere in pratica un'offensiva basata sulla propaganda anticastrista; mantenere agenti sull'isola; addestrare una forza paramilitare all'estero preparata per future azioni sull'isola. Queste azioni erano conosciute dal Presidente e da una ristretta cerchia di persone ma ignorate dalla grande maggioranza dei membri del Congresso statunitense.
Infatti I rapporti con gli Stati Uniti andarono sempre più deteriorandosi e all'inizio del 1960 si ripeterono le incursioni degli esuli che a bordo di aerei da turismo partivano dalla FLORIDA (il centro terroristico USA anticubano) per BOMBARDARE le piantagioni cubane. Nel febbraio 1960 il vicepresidente sovietico Anastas Mikojan arrivò all'Avana e dichiarò che l'URSS sarebbe stata disposta ad aiutare Cuba: Cuba e Unione Sovietica stipulano un accordo commerciale per la fornitura a Cuba di petrolio. Su richiesta del governo statunitense le compagnie petrolifere statunitensi a Cuba rifiutano di raffinare il petrolio proveniente dall'URSS.
La prima conseguenza fu che, dopo essersi rifiutate di raffinare 300.000 tonnellate di petrolio acquistate dai sovietici, le compagnie statunitensi Standard Oil, Esso e Texaco e la britannica Shell furono espropriate. Il decreto di nazionalizzazione, che porta la firma del ministro dell'industria ERNESTO CHE GUEVARA (altro leader, oltre a Castro, della Rivoluzione del ’59) è del 29 giugno 1960. pochi giorni dopo il governo cubano assume il controllo della raffinazione del petrolio.
Di tutta risposta il Congresso degli Stati Uniti vota una legge che autorizza il Presidente a ridurre o sopprimere la quota di zucchero che gli USA importano da Cuba, provvedimento che sarà emanato il giorno successivo e che ridurrà praticamente a zero le importazioni di zucchero per il 1960. È questa la prima, GRAVISSIMA, misura economica nei confronti di Cuba. Va calcolato che circa l'80% della moneta straniera che arrivava a Cuba proveniva dal commercio di zucchero con gli USA.
Allora il Parlamento cubano adotta una legge di nazionalizzazione delle società statunitensi operanti a Cuba (il compenso per l'esproprio è previsto in buoni governativi trentennali con un interesse annuo di meno del 2%).
Ecco che di lì a pochi mesi gli Stati Uniti impongono un embargo totale sulle esportazioni a Cuba di prodotti e "tecnologie", eccetto medicinali e prodotti alimentari.
Già all’inizio del 1961 gli Stati Uniti rompono le relazioni diplomatiche con Cuba, il cui regime viene definito leninista, socialista, anti-imperialista, e introducono severe restrizioni nei viaggi di loro cittadini a Cuba: il nuovo Presidente John Fitzgerald Kennedy, che durante la campagna elettorale aveva accusato Richard Nixon (candidato Repubblicano e vicepresidente con Eisenhower), di aver consegnato Cuba al comunismo, autorizzò nel febbraio 1961 la realizzazione pratica di un piano di intervento (denominato Operazione Zapata ed elaborato sulla scia del Programma per un'azione segreta contro il regime di Castro) approvato dall'amministrazione Eisenhower nel marzo 1960. L'azione iniziò con alcuni bombardamenti aerei su piccola scala che resero palese l'intento di procedere a un'invasione e ebbero come prima conseguenza il fermo di molti dissidenti cubani.
Il 16 aprile 1961 Castro dichiarò Cuba stato socialista e il giorno successivo iniziò lo Sbarco nella Baia dei Porci. Fortunatamente il tentativo di invasione si risolse in un clamoroso fallimento: circa 1189 controrivoluzionari furono arrestati, imprigionati e processati. Venti mesi dopo furono rilasciati, in cambio di 53 milioni di dollari in alimenti per bambini e farmaci.
Il blocco economico CONTRO CUBA scatta ufficialmente con il Proclama 3447 nel 1962.
Nel frattempo gli Stati Uniti non rinunciarono a colpire Cuba in modo più diretto e a partire dal 1961 tentarono di destabilizzare il Governo castrista con atti di terrorismo e sabotaggi, come previsto dall'Operazione Mangusta.
Ecco perché dal 12 marzo 1962 venne imposto un drastico razionamento dei beni alimenti e più tardi vennero a mancare molti articoli di uso domestico. Il Natale del 1962 fu il primo ad essere festeggiato senza carne di maiale e torrone, con i giocattoli razionati. Ma fu il primo nella storia di Cuba in cui TUTTI i bambini, senza eccezione, ebbero almeno un giocattolo.
Sentendosi minacciati dalla vicina superpotenza, i cubani chiesero all'Unione Sovietica l'installazione di batterie di missili nucleari sul proprio territorio. Il 14 ottobre 1962 un aereo spia U-2 statunitense evidenziò la costruzione di una postazione missilistica e, dopo successive ricognizioni, il Presidente Kennedy annunciò in un appello televisivo del 22 ottobre la scoperta delle installazioni e dichiarò l'Unione Sovietica direttamente responsabile di eventuali attacchi missilistici provenienti da Cuba. Kennedy ordinò inoltre una "quarantena" navale sull'isola per prevenire ulteriori consegne di materiale militare, evitando di utilizzare il termine blocco navale in quanto interpretabile come atto di guerra in base al diritto internazionale. La crisi terminò il 28 ottobre con il ritiro dei missili sovietici in cambio del ritiro dei missili statunitensi dalla Turchia e della garanzia che gli USA non avrebbero appoggiato un'invasione a Cuba e la quarantena navale venne rimossa il 20 novembre.
Terminata la Crisi dei Missili, Kennedy intensificò le sanzioni contro Cuba, fino a proibire l'esportazione di prodotti, tecnologie e servizi statunitensi a Cuba, sia direttamente che attraverso Stati terzi. Viene inoltre proibita l'importazione di prodotti cubani, sia direttamente che indirettamente.
La legge HELMS-BURTON, del 1996, aggrava l'embargo stabilendo che gli USA ritireranno tutti i finanziamenti verso le organizzazioni internazionali che violeranno l'embargo e annullerà le importazioni verso quei paesi che effettueranno traffici con Cuba nella stessa misura delle importazioni da questi effettuate. Tale legge è stata ritenuta da molti ILLEGITTIMA in quanto, oltre a contribuire al mantenimento dell'economia cubana a uno stadio di povertà, viola il diritto di autodeterminazione, la libertà degli scambi economici, il divieto di non ingerenza nelle questioni di sovranità interna.
Il 13 aprile 2009 il presidente statunitense Barack Obama ha ordinato la revoca delle restrizioni ai viaggi e alle rimesse per i cubano-americani con parenti nell’isola. La direttiva allarga tra l'altro la gamma di oggetti che potranno essere spediti a Cuba conservando il divieto di inviare doni ai dirigenti del Partito Comunista Cubano e agli alti funzionari del governo. La decisione mira a rendere il popolo cubano "meno dipendente dal regime castrista". Il segretario del Partito Comunista Cubano, Fidel Castro, ha commentato le aperture chiedendo la fine dell'embargo e affermando che "Cuba ha resistito e resisterà ancora. Non tenderà la mano per chiedere l'elemosina. Andrà avanti con la testa alta"
Il 26 luglio 1964 sanzioni multilaterali furono varate dall'OAS vennero poi ritirate il 29 luglio 1975.
Il Rapporto di Cuba sulla Risoluzione ‘62/’63 dell 'Assemblea Generale delle Nazioni Unite denuncia che per i suoi obiettivi, per la sua portata e per i mezzi impiegati per ottenerli, il blocco degli Stati Uniti contro Cuba si qualifica come un atto di GENOCIDIO in base a ciò che sancisce la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio del 9 dicembre 1948, e come un atto di guerra economica, in base alla Conferenza Navale di Londra del 1909.
Nell'ottobre 2009 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato con 187 voti favorevoli, 3 contrari (Israele, Palau e Stati Uniti), e l'astensione di Isole Marshall e Micronesia, una mozione per chiedere agli Stati Uniti la cessazione dell'embargo.
In precedenza l'ONU si era già espresso svariate volte contro l'embargo, con una maggioranza sempre più ampia: dai 59 voti contro l'embargo del 1992, si è passati a 179 nel 2004, 182 nel 2005, 184 nel 2007 e 185 voti contro el bloqueo nel 2008!!!
QUINDI LA POSIZIONE DEGLI STATI UNITI NEI CONFRONTI DI CUBA E’ SEMPRE STATA E CONTINUA AD ESSERE COMPLETAMENTE ILLEGALE AGLI OCCHI DEL MONDO INTERO.
Pero nada cambia.
Insomma, o quel paradiso terrestre si piega a novanta e si rassegna a diventare un Mc Donald a cielo aperto, oppure non viene liberato dal Bloqueo che lo soffoca.
* ps: Con la Rivoluzione del ’59 ISTRUZIONE E SANITA’ vennero rese accessibili a tutti, anche alle persone che vivevano negli angoli più remoti dell'isola. Le statistiche dell'UNESCO confermano che il tasso di educazione di base a Cuba è tra i più alti dell'America Latina.
Contrariamente alla situazione riscontrabile in molte altre nazioni Latino Americane e Caraibiche, nessun bambino cubano vive per la strada. I tassi di mortalità infantile sono i più bassi della regione (perfino più bassi di nazioni come gli Stati Uniti), la sanità è eccellente e tutti i cubani ricevono latte quasi gratis fino all'età di sette anni. A parte i programmi di intrattenimento, la televisione cubana trasmette corsi di livello universitario per la popolazione adulta.
Cuba ha anche innalzato l'alfabetizzazione della sua gente. La campagna per l'alfabetizzazione di Castro, si concentrò sulle aree rurali dove questa era molto bassa. In un discorso dell'autunno 1960 davanti alle Nazioni Unite, Castro aveva annunciato che "Cuba sarà la prima nazione d'America che, nel giro di pochi mesi, sarà in grado di dire che non ha una persona illetterata". Quasi 270.000 insegnanti e studenti vennero inviati attraverso la nazione per insegnare a quelli che volevano sapere come leggere e scrivere. Per il 1961, il tasso di analfabetismo a Cuba era stato ridotto dal 20 al 4 percento. Alle persone che completavano il corso veniva chiesto di spedire una lettera a Fidel Castro come esame. Il Museo Nazionale Cubano dell'Alfabetizzazione raccoglie più di 700.000 di queste lettere.
domenica 26 settembre 2010
“Talking about Music is like dancing Architecture!” (F.Z.)






Zappa was more than a brilliant and prolific composer. He was a new kind of composer, one who knew no stylistic bareer: he bridged rock and pop and rhythm'n'blues and jazz and classical music. And one who knew no rules of harmony: he would play anything that made sense to him, not to a certain tradition. Zappa co-invented the concept album (he even released a double album when most rock musicians were barely beginning to make LPs), the rock opera, progressive-rock.
He made no distinction between tv commercials, doo-wop, music-hall, classical ballets, jazz improvisation or dissonant music. A living musical encyclopedia, Zappa managed to excel in all of these genres. He could have been a giant in any of them.
However, a stylistic quotation is a form of representational art because it relates directly to an aspect of society that the listener is familiar with. Zappa saw that, in order to make a statement about society, a musician can use the sounds that are stereotypical within that society, from commercial jingles to nursery rhymes to the silly voices of cartoons to any mainstream genre of music.
For better and for worse, his musical persona includes an odd aspect: a passion for satirical lyrics.
He always seemed to think of satire as his first and main art, and music as a sort of soundtrack to it. His satirical tone ranged from the childish joke to bitter sarcasm, and his favorite victim was hypocrisy, regardless of how it appears in society. His natural targets were televangelists, corporations, politicians, but also ordinary people, whether "dancing fools", "catholic girls" or "jewish princesses".
He showed no mercy for the human species, and relentlessly exposed its vices and perversion. He made fun of virtually every race, people, profession, hobby, habit, job, ideology, religion, etc. on this planet. Most of his repertory is "political", but without actually being militant: Zappa was not a protester or an activist. He was merely a man who used his brain.
It turned out that, in one of nature's most bizarre accidents, Zappa the satirical genius shared the same brain with Zappa the musical genius!!!
Zappa debuted with three masterpieces that were eclectic cut-ups of popular styles turned upside down: the concept album Freak Out (march 1966), the rock operetta Absolutely Free (november 1966) and the experimental collage of We're Only In It For The Money (august and september 1967). Zappa turned orchestral with Lumpy Gravy (october 1967) and then fine-tuned that idea with the six King Kong variations on Uncle Meat (february 1968) and with the 19-minute Music For Electric Violin And Low Budget Orchestra, off Jean-Luc Ponty's King Kong (october 1969). Zappa proved to be equally at easy playing melodic themes with a jazz band, on Hot Rats (august 1969) and especially on Burnt Weeny Sandwich (1969), that included the 22-minute Little House I Used to Live In, and deconstructing spastic free-jazz on the dadaistic masterpiece Weasels Ripped My Flesh (1969). His self-indulgence knew no limit, but at least Waka/Jawaka (may 1972), Grand Wazoo (may 1972) and Orchestral Favourites (september 1975) found a magical balance between his pop, jazz and classical propensities. His lighter vein, perhaps best summarized on Roxy And Elsewhere (1974), always coexisted with his classical ambitions, as demonstrated on the Kent Nagano-conducted Zappa (january 1983) and on the Pierre Boulez-conducted Perfect Stranger (1984), and with his fluent jazz idiom, as immortalized on Jazz From Hell (1986).
In the truth Zappa invented a bit 'of everything from new wave (We're Only In It) rock operetta (Absolutely Free), from progressive-rock (Uncle Meat) to concept (Freak Out) to punk-rock (Absolutely Free). Many of his insights (Lumpy Gravy, Weasels) have a name yet, because is not yet born a rock musician that knows how to continue.
The function of Zappa is a mix of: the composer, the director of 'conductor and producer.
Freak Out - SECOND DOUBLE ALBUM OF THE HISTORY OF MUSIC (after "Blonde on Blonde" by Dylan) - is dedicated to "buzz", the process (according to the composer) by which the individual is free of an old-fashioned way of thinking, dress and behave, and express creatively his relationship with the community.
According to the previous post –the one about PSYCHEDELIC MUSIC- let’s see Zappa’s album of 1968:
This was the first version of Frank Zappa´s "We´re only in it for the money", 1968, before it got HEAVILY CENSORED for many reasons: for example a child-embracing Jimi Hendrix on the right side of the picture, for the spoken line "I will love the police as they kick the shit out of me" was cut out; the spoken word lines "I don't do publicity balling for you any more" and remark "Flower power sucks!" were removed; several lines of the song "Let's Make The Water Turn Black" are removed, most notably the line about booger-smearing teenage friends Ronnie and Kenny Williams' mother ("and I still remember Mama with her Apron and her pad, feeding all the boys at Ed's Cafe"). Zappa believed that the line was cut because a record company executive thought the line referred to a sanitary pad.
In 1967, Zappa conceived an album, Our Man in Nirvana, which would combine the music of his band The Mothers of Invention with comedy routines by Lenny Bruce, however, when Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band was released and hugely touted as the first CONCEPT ALBUM, Zappa, who already had released two (which Paul McCartney later stated had influenced Sgt. Pepper) felt compelled to respond.
Consequently, he decided to produce instead a SATIRICAL ALBUM that parodied every cynical aspect of the fad, Sgt. Pepper, and 1960s AMERICAN society (culture, lampooning the hippies, the establishment, and everything in between… There is anger at the police, real insight into the gaps between parents and kids, and Zappa's ever-present love of plain absurdity. With the "Chrome-Plated Megaphone of Destiny," he reveals his orchestral sense and his willingness).
So Zappa's mocking attack of the "summer of love" isn't really the point, there’s something deeper about society.
The only vestige of the original album idea in We're Only in It... is the phrase "Don't come in me, in me..." in the song "Harry, You're A Beast", a reference to a Lenny Bruce routine about ejaculation.
So, the 1968 release was Zappa's answer to the Beatles' "Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band," which he lampoons on the cover. The Beatles' work had in turn been inspired by the Mothers' "Freak Out." Whatever the difference between "Money" and the Lennon and McCartney's work, though, the two albums share one similarity: they both surprise with sound. Zappa's work includes patches of melody played backward, spoken words, doo-wop, surf music, hard-edged guitar, and a note held at the end of the tone poem "The Chrome-Plated Megaphone of Destiny," which ends the album and provides Zappa's final comment to the closer of "Sergeant Pepper's," the then-spooky "Day in the Life."
The album is definitely psychedelic, but in reality Zappa has little or nothing with psychedelia: while in San Francisco became orgies of LSD, Zappa before entering the study, was lucid and sober when composing this material. Zappa was not a hippie drug addict, but a sociologist who watched from the hippie phenomenon and sensed the positive effect on the `artistic creativity.
His work is like a train of the absurd. Zappa is affixed to approach one another grotesquely incompatible elements, for example in shades hour hour epic drama, now languid hour pressing, now petulant hours impressive, but systematically misplaced. It is a true theater of the absurd, with all that voice and those big voice around the stage in funny costumes hail ranting on the public who filled the room.
This mixture of genius and brilliant idiocy will remain is the calling card of Zappa: Zappa's music will always be essentially a disguise.
This double-disc debut has the stated aim of putting to shame all the music before. It is in fact a revolutionary manifesto, but not programmatically direct sabotage. The work is cut into pieces of the duration of a couple of minutes, welded seamless: the listener is assaulted by a horde of tiny units that pursue smart with subtle ferocity plot precise… the 'representation of a squalid and inhumane society, inevitably lost in the labyrinths of the hypocrisy of `stupidity, insensitivity'.
PANORAMA OF THE NATION MORAL are Atrocious frescoes in a series of surreal episodes.
The grand finale of The Chrome Plated Megaphone Of Destiny, a piece that blends avant-garde cacophonous Varese, Cage and Zappa and culminating in a period of treatment in the study of laughter is a horrible premonition of future technology on society .
Impressive, abnormal, enormous, the quantities of citations. We're Only In It For The Money is the culmination of mounting Zappa, worthy of Soviet filmmakers of the '20s and worthy of Brecht in the opposing side as cultured hip movement to Sgt Pepper that same year had shown side-naive.
Pop-song, chaos to Varese, riffs of all sorts, white noise, sections of speech, electronics borbogliante, nonsense-nonsense, classic passages, psychedelia, pop-scripted horror: the arsenal is in full force.
We're Only In It For The Money is the third part of the great psychedelic trilogy as a whole artistic monument which is hard to find equals in the twentieth century world.
sabato 25 settembre 2010
Pasolini e gli italiani

L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai
da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,
di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.
Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza
a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.
[...]
(Da: "La Guinea", 1962)
La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi
documentario "Il corpo delle donne"
D'altronde il passaparola oggi è questo e (quasi) solo su internet prende forma una discreta controinformazione.
Ovviamente l'argomento è scontato, ma è sempre bene ragionarci sopra, poichè escono nuovi spunti di riflessione:
http://www.ilcorpodelledonne.net/?page_id=91
Questa l'intervista a Lorella Zanardo apparsa su Il Fatto Quotidiano l'11 agosto:
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=3359
Su Il Fatto Quotidiano del 4 settembre una pagina intera dedicata alla maternità in età avanzata, partendo da Gianna Nannini e da come i media stanno trattando la sua vicenda:
http://www.ilcorpodelledonne.net/?p=3469
<<[..] mi viene da chiedermi: è meglio una velina o Margherita Hack?>>
grazie Ire ;-)
lunedì 12 luglio 2010
La teoria della STUPIDITA' secondo il Prof Cipolla

Cipolla ottiene la sua prima cattedra di storia dell'economia a soli 27 anni a Catania. Sarà soltanto la prima tappa di una lunga carriera universitaria in Italia (Venezia, Torino, Pavia, Scuola Normale Superiore di Pisa e Fiesole) e all'estero. Nel 1953 Cipolla si reca negli Stati Uniti come Fulbright fellow, e nel 1957 sarà visiting professor all'Università di Berkeley in California, prima di essere nominato full professor due anni più tardi. Membro di molte prestigiose accademie, ricevette nel 1995 il Premio Balzan per la storia economica.
Oltre a moltissimi studi in diversi campi scientifici, Cipolla approfondì il controverso tema della stupidità umana formulando la famosa teoria della stupidità, enunciata nel suo arguto libello del 1976 dal titolo The Basic Laws of Human Stupidity (The Mad Millers, 1976), poi ripublicato in italiano nel 1988 come Allegro ma non troppo (1988).
Essa vede gli stupidi come un gruppo di gran lunga più potente delle maggiori organizzazioni come la mafia o il complesso industriale, non organizzato, senza ordinamento, vertici o statuto, ma che tuttavia riesce ad operare con incredibile coordinazione ed efficacia.
Nello stesso libro si trovano le cinque leggi fondamentali della stupidità:
- Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.
- La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.
- Una persona è stupida se causa un danno a un'altra persona o ad un gruppo di persone senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo un danno.
- Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide; dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, e in qualunque circostanza, trattare o associarsi con individui stupidi costituisce infallibilmente un costoso errore.
- La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.
1) Prima Legge
Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione:
a) persone che reputiamo razionali ed intelligenti all’improvviso risultano essere stupide senza ombra di dubbio;
b) giorno dopo giorno siamo condizionati in qualunque cosa che facciamo da gente stupida che invariabilmente compaiono nei luoghi meno opportuni.
E’ impossibile stabilire una percentuale, dato che qualsiasi numero sarà troppo piccolo.
2) Seconda Legge
La probabilità che una certa persona sia stupida é indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona, spesso ha l'aspetto innocuo/ingenuo e ciò fa abbassare la guardia.
Se studiamo la percentuale di stupidi fra i bidelli che puliscono le classi dopo che se ne sono andati alunni e maestri, scopriremo che è molto più alta di quello che pensavamo. Potremmo supporre che è in relazione con il basso livello culturale o col fatto che le persone non stupide hanno maggiori opportunità di avere buoni lavori. Però se analizziamo gli studenti ed i professori universitari (o i programmatori di software) la percentuale è esattamente la stessa.
Le femministe militanti potranno arrabbiarsi, ma la percentuale di stupidi è la stessa in ambo i sessi (o in tutti i sessi a seconda di come si considerano).
Non si può trovare nessuna differenza del fattore Y nelle razze, condizioni etniche, educazione, eccetera.
3) Terza Legge
Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.
4) Quarta Legge
Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. Dimenticano costantemente che in qualsiasi momento, e in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
5) Quinta Legge
La persona stupida é il tipo di persona più pericolosa che esista.
Questa è probabilmente la più comprensibile delle leggi per la conoscenza comune che la gente intelligente, per quanto possano essere ostili, sono prevedibili mentre gli stupidi non lo sono.
Creando un grafico col primo fattore sull'asse delle ascisse e il secondo sull'asse delle ordinate si ottengono quindi quattro gruppi di persone:in cui si vede come Una persona stupida è più pericolosa di un bandito" ci conduce all’essenza della Teoria del Cipolla. Esistono quattro tipi di persone in dipendenza del loro comportamento in una transazione:
- Disgraziato (Sfortunato): chi con la sua azione tende a causare danno a sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro
- Intelligente: chi con la sua azione tende a creare vantaggio per sé stesso, ma crea anche vantaggio a qualcun altro
- Bandito: chi con la sua azione tende a creare vantaggio per sé stesso, ma allo stesso tempo danneggia qualcun altro
- Stupido: chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita

Corollario di Livraghi alla Prima Legge di Cipolla
In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità, che è sempre più grande di quanto supponiamo.
uhuhuhuhuh ahahahahahahaah ghghghghghghgh!! che roba ;p
