domenica 6 febbraio 2011

La Regla de Ocha

La Santeria, più correttamente definita Regla de Ocha, è la pratica religiosa più diffusa a Cuba.


Essa è il risultato del sincretismo tra la religione africana, di profonda influenza Yoruba (etnia della Nigeria), e quella cattolica degli spagnoli, incontratesi sull’ Isola durante la colonizzazione avvenuta nell’800.

In questo periodo i colonizzatori europei tentarono di operare un processo di evangelizzazione per sottomettere completamente le popolazioni deportate dall’Africa: gli schiavi furono costretti a praticare molti riti cattolici ma, non volendo rinunciare alle proprie tradizioni, cominciarono ad identificare le loro divinità, gli Orishas, ai Santi cattolici, in modo da occultare gli antichi riti davanti alle autorità spagnole.

Con il passare del tempo questa “strategia” finì per operare una trasformazione profonda: non vi era più una netta divisione tra culto africano e quello cattolico; attraverso il processo di transculturazione tra le due credenze si è così realizzata una giustapposizione che ha dato vita ad una nuova religione, la “religione cubana”.

Questa in estrema sintesi, è la Santeria che, come ogni altro sistema religioso, ha una sua propria struttura, composta da gerarchie sacerdotali, liturgie, cerimonie… Occorre però aggiungere che, essendo un fenomeno culturale così ricco e complesso, la Regla de Ocha non rappresenta soltanto una religione ma un vero e proprio sistema filosofico che pone al centro l’uomo, la sua esistenza, le sue possibilità e il suo rapporto con le divinità. Tutto ciò fa delle Santeria uno degli aspetti più interessanti e peculiari della cultura e dell’identità cubana.

Nella santeria è presente il culto della natura del regno vegetale, animale e minerale e il dialogo con le forze sovrannaturali che avviene in maniera diretta o indiretta attraverso conchiglie, tamburi e altri oggetti vengono anche utilizzate candele, noci di cocco, acqua e fumo di tabacco, come ulteriori veicoli di comunicazione e di purificazione. Il canale di comunicazione per eccellenza è, come nelle religioni/filosofie spirituali adi origine africana, la DANZA. Attraverso essa corpo e anima impersonano l'Orisha di riferimento, con tutte le sue caratteristiche, avvicinandosi, fino ad abbandonarsi, ad Esso. Dunque le danze hanno soprattutto una funzione celebrativa ed esortativa, laddove si ritenga di avere bisogno dell'intervento dello spirito che spesso deve essere prima chiamato e "calmato".

Le divinità hanno con vizi e difetti tipici degli uomini. Ognuna di esse ha diverse preferenze, dal cibo ai colori che gli appartengono; dalle danze alle parti del corpo.

Chi, sulla terra, canalizza messaggi, energie, consigli, sono i "santeros" e i "babalawos".

L'influenza della Santeria sulle espressioni culturali tipicamente cubane è marcata, soprattutto nell'ambito della danza e della musica. I generi musicali afrocubani (dal Mambo alla Salsa, forse meno il Son) risentono fortemente delle figure ritmiche e sincopate utilizzate nei raduni rituali ad esempio a base di tamburi in onore del dio, o santo, Chango. La danza altrettanto si ispira ai riti d'origine Yoruba. Ogni santo ha un suo caratteristico movimento che lo distingue dagli altri e che viene ripreso e anche mostrato e illustrato ai turisti in locali come il famoso Tropicana.

Lo stato cubano considera queste espressioni artistiche un patrimonio culturale della nazione e le ha quindi elevate a livello accademico. Grazie a cio sono diventati famosi nel mondo gruppi di canto e danza folklorici, quali il "Conjunto Folklorico Nacional", "Los Munequitos de Matanzas" ed il compositore Lazaro Ros.

Gli Orishas, le divinità della Santeria, appartengono originariamente alla religione degli Yoruba, etnia africana proveniente dalla Nigeria e insediatasi, almeno inizialmente, nella zona occidentale di Cuba.
Le divinità del Pantheon Yoruba, che in Africa superavano le quattrocento, arrivano sull’isola in numero inferiore: sono rimaste solo quelle che rispecchiano le caratteristiche più vicine all’identità cubana; le più importanti sono una quindicina.
Ognuna di esse ha una mitologia ben precisa, emblemi, colori particolari, danze e ritmi propri.
Gli Orishas sono al contempo temuti e venerati, vivono accanto ai fedeli e dalla loro benevolenza o ostilità dipendono i successi o i fallimenti del credente.

Di seguito se ne raccontano alcuni:

Elegguá

Protettore delle abitazioni, è colui che apre e chiude il cammino e possiede la chiave della felicità e dell'infelicità.

Rappresenta la vita e la morte, l'inizio e la fine, il giorno e la notte; in un certo senso si situa a metà strada tra esseri umani e gli esseri divini.

Viene personificato in un bambino, messaggero giocherellone e capriccioso (a volte crudele), ma anche ingenuo tra i due mondi.

Il suo strumento è il Garavato (una sorta di ramo curvo), realizzato in legno di guayaba, utilizzato per chiudere e per aprire il passaggio. Porta con sé una sacca piena di golosità.

Senza di lui non è possibile realizzare niente, per ogni cosa è necessario i suo permesso. Lui apre e chiude le danze rituali ed è soprattutto il messaggero di Olofi.

Si sincretizza con Sant'Antonio da Padova e i suoi colori sono il nero e rosso, ma possono anche essere il bianco e nero o bianco e rosso.

Oggún

Quando balla agita le braccia come se recidesse i rami del monte con il machete, la sua arma principale. Gli piace l'aguardiente e il tabacco, si veste con rami l'albero, come ad esempio la palma

Oggún è l’oricha che forma insieme a Elegguá e a Ochosi la trilogia degli dei guerrieri del pantheon yoruba. Infatti i canti a Oggún seguono, nelle feste, quelli a Elegguá.

Questo è il santo padrone dei metalli e delle montagne, è rappresentato come uomo corpulento dal carattere aspro e diffidente.

E' il Dio della guerra e del lavoro, il creatore di tutti gli strumenti di lavoro, come il martello, coltello, sega, ecc.

I suoi colori sono il verde, lilla e nero ed è il secondo santo nella Regia de Ocha. Si sincretizza con San Pietro.

Changó

Re dei re, è considerato Dio del fuoco, dei fulmini, dei tuoni, del ballo e della virilità; padrone dei tamburi Batà (tamburi sacri per le cerimonie).

Dunque è bello, virile, donnaiolo incorreggibile, bravo ballerino ed eccellente suonatore di tamburi, guerriero coraggioso e amico fedele… ma è anche narciso, bugiardo, impulsivo e crudele.

I suoi colori sono il bianco e il rosso. Danza con un'ascia a doppio taglio, che rappresenta l'organo genitale maschile. . Si sincretizza in Santa Barbara.

Caminos di Changó (ossia i vari modi in cui la divinità si manifesta) sono: Obba Lube è Changó quando è con Obba; Obbara è il Changó povero, straccione e bugiardo; Obbaña quando è il re dei tamburi batá; Changó Eyée è il Changó guerriero; Changó Alaye e Changó Elueke quando si presenta con l’ascia bipenne; Oba Koso è il Changó impiccato; Changó Olufina quando è in relazione con la ceiba; Alafi Alafi è il Changó re dei re.

Ochún

È la padrona dei fiumi e dei torrenti (acqua dolce), dell’oro, del bronzo e del denaro. È la dea della bellezza, dell’amore, della sensualità e del piacere. È la protettrice delle donne, in particolare delle donne incinte (maternità).

È dolce, allegra, accattivante, orgogliosa, arrogante, è l’immagine della mulatta cubana.

Le appartengono il miele e la cannella che usa per affascinare e conquistare gli uomini. Ma quando si arrabbia è terribile e raramente concede il perdono. Una sua punizione può portare alla morte.

I suoi colori sono il giallo e l’oro. Usa 5 bracciali d’oro che fa risuonare per indicare a tutti la sua presenza. Il suo attributo è l'abebbe (ventaglio), fatto di piume di pavone, poi ha uno specchio e il corallo

Ochún Si sincretizza con la Madonna della Caridad del Cobre, la patrona di Cuba.

Yemayá

Generalmente è la madre della vita e padrona dell'acqua salata dei mari. È la protettrice dei marinai, padrona del piombo e dell’argento.

Ha un aspetto maestoso, è bella come il mare che le appartiene, è orgogliosa, saggia, vanitosa ma soprattutto una vera madre in quanto si dice che abbia partorito tutti gli altri Orishas.

Il suo colore è l'azzurro in tutte le sue tonalità ed il bianco.

E' sempre sorridente e si muove con portamento regale. Nella danza si esprime girando, agitando la gonna a 7 falde, come il mare in tutte le sue forme. La sua danza ricorda l’ondeggiare del mare. Indossa sette braccialetti d’argento che insieme alle sette gonne rappresentano i sette mari profondi e misteriosi.

Si sincretizza con la Vergine de la Regla. Patrona dei marinai e del porto de l'Habana.

Oyá

Sorella di Yemayà e Ochun, nonché sposa di Changó, è padrona del fulmine, del temporale e della porta del cimitero, in quanto dea della Morte.

È violenta, irascibile, ribelle, amante della giustizia e della casa, dalla quale può anche non uscire per molti anni. E' caratterizzata da atteggiamenti mascolini: guerriera instancabile, il suo carattere è forte e deciso. Nei suoi momenti di tranquillità può essere molto femminile ed appassionata, ma può divenire violentissima.

Il suo vestito è di colore rosso vino o rosa ed ama i tessuti stampati con fiori colorati, ha una cintura ornata di 9 fazzoletti colorati (mai neri). Ha una corona a cui sono appesi 9 ciondoli di rame e agita un pennacchio (iruke) fatto con la coda nera di un cavallo: con esso ella attira a sé il vento facendo delle specie di mulinelli.

Oyá (Yansá, Yansán) è l’oricha il cui corrispettivo cattolico è la Virgen de la Candelaria (La Purificazione della Vergine), ossia Santa Teresita de Jesús, e la Virgen del Carmen.

Obatalà
Obatalá è il creatore del genere umano, l’oricha della pace e della giustizia.

È il padre benevolo di tutti gli Orichas e dell'umanità. Olofi creò l'universo ma diede a Obatalà il compito di organizzare il mondo e di creare l'umanità. Dunque è la fonte primaria della purezza e della saggezza.

Il suo colore è il bianco, ma può essere rosso, marrone o altri colori che rappresentano i suoi diversi cammini . Può essere uomo o donna.

Appare come giovane e coraggioso guerriero o come vecchio accasciato o vecchia incurvita e freddolosa.

Lavora con un lurike bianco (come Oyà, infatti hanno danze molto simili) con cui benedice la gente.

Si sincretizza con Nostra Signora della Mercede.


Babalù Ayé
E' uno degli Orichas più invocati dai fedeli della Santeria, ma anche dai cattolici cubani. E' il dio delle infermità, delle epidemie e delle malattie della pelle. E' il padre del mondo e viene considerato santo miracoloso.

Le manifestazioni di devozione a Babalù Ayé sono moltissime e prendono la forma di veri e propri voti: si vedono persone che percorrono il sentiero verso il suo santuario in ginocchio, vestite di stracci bianchi, che elargiscono elemosine ai tanti mendicanti.

Si sincretizza con San Lazzaro.

Ochosi
Dio della caccia e dei cacciatori, è il protettore dei carcerati e dei latitanti.

Egli è guerriero, cacciatore e pescatore. Abita sul monte ed i suoi strumenti sono l'arco e la freccia, con cui è infallibile nella mira.

Nella danza rappresenta la caccia e abita con suo fratello Oggun.

I suoi colori sono l'azzurro, il giallo oro e il rosso.

Si sincretizza con San Norberto e San Pietro.


A Cuba con l'arrivo degli schiavi si incorporarono alla cultura popolare danze e canti soprattutto originari della Nigeria, del Congo e del Camerun. A La Habana prevalse l'etnia Yoruba che come abbiamo appena visto diede origine alla Santeria, ma altre etnie portarono altre danze afro originarie: il CONGO e l’ARARA, che al contrario della prima non sono spirituali, bensì di combattimento o altro.


Video di Elegguà, seguito da Ochùn che è interpretata della mia splendida maestra Arelys Savon, che è stata anche nientepopòdemenoche solista nel "Conjunto Folklorico Nacional de Cuba": http://www.youtube.com/watch?v=lNqaoDH1Kf0

Io ballo questo, cioè, ce provo :)

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