venerdì 20 novembre 2009

quando fai l'Università

Non so quando ne da chi mi arrivò questo simpatico scritto. E' dedicato soprattutto agli studenti fuorisede, ma chi di noi che non lo è non ha vissuto per vie traverse (o sulla pelle dei nostri compagni) almeno la metà di queste cose? :)
Quando fai l'università, ti senti grande, quando la finisci ti senti gia un po' vecchio,
quando arrivi all'università ti senti spaesato, ma dopo due giorni già organizzi una cena,
Quando fai l'università, mordi la tua prima vera libertà, sei indipendente per 4-5 giorni a settimana,
Quando fai l'università, devi imparare a cucinare e cominci a bere caffè
Quando fai l'università, i piatti nel lavandino superano la tua altezza
Quando fai l'università, la nutella finisce prima che sia notte, e guarda caso non se l'è mangiata nessuno
Quando fai l'università, fumi il doppio di prima
Quando fai l'università, cominci a comprare il drum
Quando fai l'università, in casa hai 16 portaceneri rubati, ma non ne trovi mai nemmeno uno
Quando fai l'università, tutti usano la carta igenica e nessuno la ricompra
Quando fai l'università, nel bagno puoi trovare anche tovaglioli e scottex
Quando fai l'università, il tuo bagnoschiuma buono...è come la nutella
Quando fai l'università, ogni bottiglia stappata in una cena, viene riempita di firme, e non la butti più
Quando fai l'università, casa tua è casa di tutti
Quando fai l'università, c'è sempre un po più di pasta per chi si ferma a pranzo o a cena
Quando fai l'università, c'è sempre una festa da organizzare
Quando fai l'università, il frigo ha confini precisi, anche se è triste
Quando fai l'università, la sanbuca non manca mai
Quando fai l'università, non esistono più muri con spazi bianchi
Quando fai l'università, il tuo dentifricio....come per il bagnoschiuma
Quando fai l'università, in cucina punti alla quantità, non alla qualità
Quando fai l'università, tutti sono cuochi ma nessuno sa lavare quei cazzo di piatti
Quando fai l'università, i simpson fanno ridere di più, perchè non li guardi mai da solo/a
Quando fai l'università, è meglio avere 2 bagni!
Quando fai l'università, e c'è un solo bagno, può capitare che mentre uno si lava i denti, uno si fa la doccia, un altro sta sulla tazza, un altro si asciuga i capelli, quello che aspetta fuori la porta si sta cagando addosso, ma stanno tutti parlando di Fxxa o di calcio.
Quando fai l'università, la sera non hai mai sonno, ma la mattina arriva dopo 4 ore
Quando fai l'università, vedi anche i film in terza serata
Quando fai l'università, la mattina è dura e se non si alza il tuo compagno di stanza, tu rimani a letto per solidarietà, se hai una singola è la fine
Quando fai l'università, se la mattina vai a lezione dopo aver fatto serata, vuol dire che a lezione c'è una/o che ti piace
Quando fai l'università, se tutti in casa stanno studiando, studi anche tu!
Quando fai l'università, e il pomeriggio non hai voglia di studiare, ti metti a ripulire la tua camera, per ammorbidire i sensi di colpa e la tua camera luccica
Quando fai l'università, non hai mai un soldo per niente
Quando fai l'università, è altamente consigliato non avere la playstation
Se fai l'università, e sei al secondo anno fuoricorso, hai la playstation
Quando fai l'università, i termosifoni sembrano gratuiti, ma quando arriva la bolletta guarda caso nessuno si era ricordato di spegnerli
Quando fai l'università, il venerdì prepari il pranzo Svuota-frigo (Pasta tonno e mais probabilmente)
Quando fai l'università e hai una chitarra e un canzoniere rattoppato vicino al letto
Quando fai l'università, ti sembra che non finirà mai, o almeno cosi vorresti.
Chi non fa o non ha fatto l'università non ride tanto a queste cazzate, ma non sentirti superiore a lui.

indovinelli su Roma - parte prima (risposte)

Ecco le risposte alle 50 domande della prima parte:
1) porta del popolo
2) pantheon
3) piede di marmo (v. piè di marmo)
4) teatro di Marcello
5) tempio della fortuna virile
6) colonna traiana
7) fontana del facchino (v. lata)
8) fontana del Nettuno (p.zza navona)
9) fontana della barcaccia
10) fontana delle tartarughe
11) fontana degli artisti (v. margutta)
12) torre della scimmia
13) l’asso di coppe (particolare a dx di fontana di Trevi)
14) monumento a Vittorio Emanuele II
15) obelisco della Minerva (sopra l’elefantino)
16) palazzo del Grillo
17) Pasquimo
18) piazza di pietra – tempio di Adriano
19) angelo mancante a Sant’Andrea della Valle
20) mappe dell’espansione dell’Impero romano a v. dei Fori imperiali
21) chiese gemelle (p.zza del popolo)
22) piazza del Campidoglio
23) fontana del Mosè
24) abate Luigi
25) caffè greco
26) monumento a G. G. Belli (in p.zza Belli)
27) ponte sant’Angelo
28) carcere mamertino
29) chiesa di S. Maria in via
30) la gatta
31) fontana della terrina
32) obelisco psammetico
33) fontana dei libri
34) fontana di Giunone
35) idrometro
36) fontanella del cane
37) torre delle milizia
38) vicolo Scanderbeg
39) fontana delle api
40) Trinità dei monti (scalinata)
41) bassorilievo delle scrofa in v. della scrofa
42) fontanella della pigna
43) arco arnese
44) obelisco macuteo (p.zza della rotonda)
45) portico d’Ottavia
46) lapide ‘immondezze’
47) idrocronometro pincio
48) fontana del babuino
49) piazzetta dell’arco del Acetati
50) colosseo

giovedì 19 novembre 2009

indovinelli su Roma - parte prima

1) Se del popolo fai parte e di Roma sai l'arte,
i Tesori puoi trovare ma da quella devi entrare.

2) Agli dei fu dedicato
il rotondo fabbricato.
E qui giaccion con onore re,
regina e il gran pittore.

3) Un gigante c'è passato
e di Marmo c'è restato,
solo un arto c'ha lasciato.

Miglior sorte troverai
se una foto gli farai.

4) 'Quell'era un Culiseo sori Cardei.
Sti cosi tonni com'er culo, a Roma
se so sempre chiamati Culisei'.

Attenzione a non sbagliare
se di Flavio può sembrare,
anche lì han recitato
ma al nipote di Augusto è dedicato.

5) La fortuna troverai se virile diverrai.

6) La Dacia conquistata
in un film di marmo è raccontata.

7) Le valigie non ti porta
ma di acqua c'ha la scorta.

8) 'Cqua se fa er lago
cuanno torna istate',
'Cqua cce so ttre funtane inalberate'
er dio der mare fotografate.

9) Nella piazza s'è arenata
da Maffeo commissionata.

Navigare non può mai,
dissetarti se vorrai.

10) Una notte solamente
per dar vita alle più lente,
così piano sono andate
che anni dopo so' arrivate.

11) Barbarossa l'ha cantata,
dagli artisti è abitata.

Dalla fonte dei pittori
ben due facce vengon fuori.

12) Dispettosa la scimmietta
con la bimba piccoletta.

Dalla Torre con paura
penzolava la creatura.

Frangipane dal terrore
fece un voto con amore.

13) Se l'asso di coppe troverete,
dal barbiere Salvi sarete.

14) Al Re d'Italia è dedicato
e Sacconi l'ha ideato.

Una torta ci ricorda
benché mai nessun la morda.

15) Curiosa presenza
nella piazza
della dea della sapienza:

porcino o pulcino
che lo si voglia chiamare
pur sempre un pachiderma
dovrai fotografare.

16) Dalla torre friniva
e di lanciar sassi mai la finiva,
è lì l'abitazione
dell'aristocratico birbone.

17) Al Congresso degli arguti
solo in sei sono venuti.

Una satira tagliente
per dar voce ad ogni gente.

Se un messaggio vuoi lasciare
dal più noto devi andare.

18) Se la borsa vuoi trovare
a New York non devi andare,
le colonne vai a cercare
e di pietra non restare.

19) Se dal santo della Valle
te ne andrai
un'assenza noterai.

Per il primo criticato
lo scultore s'è arrabbiato,
con il Papa risentito
solo uno ne ha scolpito.

19) Lo sviluppo dell'impero
vi è descritto per davvero.

Punta dritto al Colosseo
e fotografa quel 'neo'.

Da puntino solamente
si è evoluta fortemente.

21) Se del popolo fai parte
E di roma sai l'arte,
da qui devi iniziare
e le 'gemelle' fotografare.

22) Michelangelo l'ha disegnata
ma nel 1940 fu realizzata.

Una moneta ti può aiutare...
non usarla per pagare!

23) Da 'mostra Felice'
a mostro si dice;

ridicolo e sproporzionato guarda inorridito
'il danno che a lui fe' uno scultor stordito'.

24) Qualcuno ogni tanto si divertiva
e la mia testa spesso rapiva;

con nome popolare la gente mi chiama,
nelle satire urbane ebbi eterna fama.

Dell'antica Roma fui cittadino,
fammi una foto e mettiti vicino

25) Il cardinale si è seduto
e presto papa è divenuto.

Da artisti e intellettuali è frequentato,
con le loro opere arredato.

Se un caffé ti vuoi gustare
è proprio lì che devi andare.

26) 'Un monumento alla plebe di Roma'
ci ha voluto lasciare,
scrisse nel testamento che si doveva bruciare

il suo lavoro aveva rinnegato,
suo figlio per fortuna l'ha tutto salvato.

Con uno pseudonimo si faceva chiamare,
ora in una piazza lo potete ammirare.

27) Era la via più frequentata
dai pellegrini utilizzata;
fu luogo di esecuzione
cambiò nome dopo una visione.

Dieci angeli con passione
dal 600 lo ornano con devozione,
nessuna piena mai l'ha danneggiato
da te vuole essere fotografato.

28) Sotto il Santo Falegname
sorge un luogo da evitare,
A lungo unico in città
non conosceva la pietà.

Nomi illustri e sfortunati
qui trovarono la morte
Ma i due Santi all'incontrario
ne varcarono le porte!

29) La madonna addolorata
sul pelo d'acqua è riaffiorata,

dentro al pozzo si trovava
ben dipinta e galleggiava,

in quella Via devi passare
da fuori la puoi fotografare.

30) Su un palazzo passeggiava
e di marmo ci restava.

A indicare il tesoro il suo sguardo è servito
Ma nessuno l'ha trovato, è ancora seppellito.

Guarda in alto in quella via
Sembra in posa per una fotografia!

31) Fu da molti utilizzata
quando al centro era piazzata;
di frutta e verdura era sempre riempita
il papa si offese e l'ha rivestita.

Ora al suo posto si trova Giordano
ma non la troverai troppo lontano,
in quella piazza ora c'è una sua sosia...
ma non fallire, quella è solo una copia!

32) Quand' ero nel campo dicevo il vero
e per 10 anni sono stato sincero
poi un terremoto mi ha messo in malattia
e vi ho detto solo una bugia.

Da quando in una piazza mi hanno portato
a farmi guarire ci hanno provato:
la mia testa di bronzo hanno forato
e tacche sul pavimento hanno creato.

Ai deputati puoi domandare
In quella piazza mi devi fotografare!

33) La sua composizione, bella ed elegante,
non ha una storia antica
ma è ugualmente interessante:
a placar la sete è servita con frequenza
non solo quella d'acqua
ma anche quella di sapienza.

Eppure l'architetto, bravo ma sbadato,
tra i vecchi tomi un errore ha realizzato:
per far troppo il preciso infine ha esagerato
e al posto di un bel VIII un IV ha segnalato!

34) Agli angoli smussati ci sono quattro personaggi,
due son donne affascinanti
e gli altri maschiun po' selvaggi;

fin qui tutto è tranquillo
ma ora viene il complicato:
quale punto del quadrivio
sarà quellointeressato?

Una sola cosa dico e dedica attenzione:
Trova chi paupula e avrai la soluzione.

35) Lungo il fiume un tempo collocata
Questa lapide da anni non è più utilizzata.

Il Santo degli invalidi le porge il destro fianco
La quinta parte ne rimane, è di colore bianco.

36) Dolce è la Vita in compagnia
dell'amico più fedele che ci sia;
cosi Charlie l'ha pensata
e per la via l'ha collocata.

L'ABC del buon padrone
lo ha adempiuto con attenzione;
è assai piccola e curiosa
lei non è molto famosa.

37) Si dice molto antica per tradizione popolare
Col folle imperatore la città
in fiamme a contemplare.

In realtà si tratta di medievale fortilizio
E se è rimasta ancora in piedi
è un miracolo edilizio.

38) Primo fu nella città ad aver nome straniero
Grazie a quel Giorgio Castriota,
n obile forestiero.

Se vuoi vincere la gara
e dimostrar la tua maestria,
sotto l'arco vi dovete far la fotografia.

39) Nell'epigrafe un errore è stato fatto:
il ventiduesimo non era ancora in atto!

Il cardinale allora per rimediare
un malaugurio sembra voglia fare:

l'iscrizione fu modificata
ma il papa non arrivò più a quella data.

Per abbeverare i cavalli è servita spesso
e di bombire non ha mai smesso.

40) Luogo scenografico per fotografi e modelle,
da qui scendono solo le più belle.

Stai attento a non far la foto brutta
e ricorda, nell'immagine la squadra ci va tutta!

41) I frettolosi l'han sempre ignorata
dopo che la fontana è stata spostata;

a bocca asciutta e sola soletta
per la via incontrerai solo la scrofetta!

42) Acqua fresca per San Marco,
sembra quasi dentro un parco.

Di fronte alla Basilica si trova a zampillare,
ma il suo nome non ti inganni...
a Venezia non andare!

Ha 80 anni tondi tondi,
guai a te se non rispondi!

43) Il progetto assai ambizioso mai fu completato,
Michelangelo una parte comunque ha realizzato:

molto bello e suggestivo fu dai Farnese comandato per passar sopra la via da lato a lato.

44) La sua storia è molto antica
ed un po' movimentata,
dall'Egitto a Roma eterna
è degna d'essere raccontata:
nell'Iseo trovò dimora
grazie al Flavio Domiziano,
insieme a quel della Minerva
e delle Terme di Diocleziano.
Divenuto Macuteo, molti secoli più tardi,
fu spostato nella piazza dove adesso tu lo guardi!

45) Unico conservato
limitava il Circo Flaminio da un lato.

Alla sorella dell'imperatore fu dedicato
nel medioevo fu sede di una pescheria
e di un mercato.

46) Il presidente delle strade ci ha avvertito:
buttare mondezza per la via è proibito.

Di queste lapidi Roma è piena,
sotto forma di denaro era la pena.

Per la soluzione non devi faticare,
la prima che incontri puoi fotografare.

47) E' l'acqua che fa funzionare
quello che il padre Embriaco riuscì a progettare; in una piccola torre è collocato
al centro del laghetto posizionato.

Una foto in fretta dovete fare...
...è da qui che si inizia a cronometrare!

48) Il sileno adorna la vasca quadrata,
presto per la sua bruttezza fu ribattezzata: fontana curiosa e singolare
il nome della via fece cambiare;
con satire feroci si mise a parlare
nel congresso lo fecero entrare.

49) Si mostra uno scenario inaspettato
agli occhi di chi l'arco ha oltrepassato;
alle spalle c'è dei fiori il mercato
ma il silenzio nel deposito degli Acetari
è assicurato!

Se nel cancello del pellegrino entrerai
la piazzetta dalle case rosse scoprirai!

50) Orgoglio di Roma e dell'Italia intera,
in tutto il mondo è conosciuto,
la sua è fama vera.

Terribile scenario per belve e gladiatori,
di certo avete già capito... precipitatevi là Fori!


a breve le risposte...


Enigmi tratti dalle varie edizioni dell'evento 'Caccia ai Tesori di Roma' -a cui io stessa ho partecipato- con il patrocinio di: Ministero per i beni e le attività culturali, Ministero dell'Ambiente, Ministero della Gioventù, Regione Lazio, Provincia di Roma, Comune di Roma, Federazione Ciclistica Italiana, Municipio I, Municipio II, Università degli Studi Roma Tre, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Euromobility, Enit, Federalberghi Roma, Azzero CO2.

martedì 17 novembre 2009

Me ne andavo da Roma

L’altra sera, dopo il teatro (bellissimo “Filumena Maturano”), volevo andare al famigerato ‘Anticaja e Petrella’ -quale romano non ha nel proprio vocabolario questo modo di dire quando vuole intendere una cosa ormai desueta e vecchia??- storico rigattiere in v. monte della farina, che ho avuto l’onore di vedere, ma solo di giorno e mai di notte, quando apre la saletta del jazz. In più il locale era sede di un’associazione che insegnava ai detenuti e ai portatori di handicap il mestiere del restauratore. Riabilitava insomma. Nel migliore dei casi insegnava l’umanità aprendo scorci di vita vera, umile.

MA, cosa è successo? scopro che in estate il locale è andato sotto sfratto, perché reclamato dal proprietario dell’immobile: il Vaticano. E vengo anche a sapere che poco dopo il proprietario, Enzo, è morto.






Vi consiglio di dare un’occhiata a queste brevissime interviste dei vari personaggi che animavano il luogo, e più in generale, la Roma che la nostra generazione per un pelo non ha conosciuto:

http://www.youtube.com/watch?v=01AdwPTVta4&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=poBY23XGUIY&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=XDHLnO4Twco&feature=player_embedded

http://www.youtube.com/watch?v=0P1ZNcsLRUM&feature=player_embedded

Niente ‘Anticaja’ l’altra sera, un pensiero amaro nel vedere il grande cartello di chiusura definitiva dietro quella porticina alle spalle del teatro Argetina. Allora volevo andare a prendere una cioccolata in quel vecchio bar stretto e lungo davanti ai binari del tram…ma scopro che da chissà quanto quel bar non c’è più, e che al suo posto c’è un esercizio tenuto da cinesi.

A ripensarci mi sale proprio un conato di vomito per tutto quello che giorno dopo giorno continuiamo a perdere: vendendo perle ai porci o regalandole con tanto di reverenza. Bah!

Mamma Roma, ‘rugantina’, persa nei ricordi di si Pasolini e di Sordi..

e Nonna Italia, trattata come una zoccolaccia di periferia.

Difesa da quei pochi che ancora resistono e si scagliano “contro l’arroganza di un Potere che sembra aver perso ogni senso della misura e anche quello del decoro” (Montanelli, ’94)

Roma, “questa città, sebbene grande, non sembra affatto una capitale” (C. de Brosses, 1739), oggi potremmo dire: “questa capitale, sebbene grande, non sembra affatto una città”.

Volto reso irriconoscibile dal passo schiacciante della globalizzazione. E lo fa non solo con i grandi solchi dei sistemi infrastrutturali e architettonici, ma inghiottendo nel buio del nulla tutti i LUOGHI che da sempre hanno puntinano la città con le loro storie e le loro emozioni.

Benvenuti nell’era dei non-luoghi e delle cattedrali nel deserto.

Anche io, forse, me ne andrò da Roma, magari temporaneamente, per vedere cosa c’è fuori e per disintossicarmi da questa mamma così imborghesita, imbellettata, sbruffona…poraccia, falsa, inzozzata.

Bene spiegata nelle parole della canzone di Remo Remotti (attore, pittore e scrittore italiano, nonché scultore, poeta, cantante, umorista e drammaturgo).

<<Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del “volemose bene e annamo avanti”, da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei “Sali e Tabacchi”, degli “Erbaggi e Frutta”, quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna,

senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle…
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione…

Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti…
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini…

Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell’Università di Roma, quella Roma sempre con il sole -estate e inverno- quella Roma che è meglio di Milano…
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del “core de Roma”…
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei “che c’hai ‘na sigaretta?”, “imprestami cento lire!”, quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini,

Me ne andavo da quella Roma dimmerda!

Mamma Roma: Addio!

…e poi ce so’ tornato!>>

mercoledì 11 novembre 2009

Per Andrea

È già domani,
pensi a chi è al chek-in con lo zaino in spalla, a chi scruta il mondo da un finestrino lontano, a chi ha l’orologio in un altro fuso, chi si starà addormentando in un letto di fortuna, a chi starà baccagliando in un’altra lingua. Pensi a chi ti pensa…e a chi non ti pensa.
È già domani, l’alba di un altro cambiamento.
Non so se ci vuole più incoscienza o più palle quadrate…mah, credo un buon mix dei due.
Ammiro il coraggio e la caparbietà… la fermezza e la passione, l’istinto e la ragione, la rabbia e l’amore.
Ah che sarà che sarà… come direbbe Fossati “sta nella natura nella bellezza…quel che non ha ragione ne mai ce l'avrà, quel che non ha rimedio ne mai ce l'avrà, quel che non ha misura. Ah che sarà che sarà, che vive nell'idea di questi amanti, che cantano i poeti più deliranti, che giurano i profeti ubriacati, che sta sul cammino dei mutilati e nella fantasia degli infelici, che sta nel dai e dai delle meretrici, nel piano derelitto dei bambini…”
Bisogna essere curiosi e buoni con gli altri ‘viaggianti’, in una ricca osmosi col ‘nuovo mondo’, ma bisogna anche essere scaltri come lupi, quando ci si distacca dal branco (non)protetto nel quale abbiamo imparato a crescere.
Certo, non si fa in tempo ad affezionarsi, che la gente ti sfugge tra le mani… sempre, in continuazione, in mille modi differenti: ha il dannato vizio di stravolgerti i piani. Ma guarda un po’. A volte ci si chiede se a lasciarci un punto interrogativo sia più la partenza degli altri o il proprio (apparente) rimanere fermi. Beh, non è che vuoi cristallizzarla, vorresti solo trattenerla ancora un pochino, avere ‘tempo di’… quel tempo che è destinato per sua natura a non arrivare mai, ma che rende prezioso il presente. Sarà un altro tempo a rincontrarci, un altro sguardo, lo stesso viso.
Ad ogni modo sono contentissima di questa tua partenza, e sto tranquilla che tanto l’ammiraglio Nelson ti indicherà la strada.
È già domani, e un po’ parto anche io.
Ti troverò in quel baretto: “idealmente mi trovi lì e tutto intorno le cose sono state fatte bene per fare stare bene me e tutti gli altri.” Ci sono anche io, mi vedo: tavoli e sedie in ferro battuto su prato all'inglese e l'obbligo di lasciare fuori le scarpette. 'E lei Signorina?' 'Io? un passito di pantelleria, grazie'.

Buon viaggio amico mio, see ya soon

“per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, col suo marchio speciale, di speciale disperazione, e tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi, per consegnare alla morte una goccia di splendore, di umanità, di verità”

martedì 10 novembre 2009

una canzone: 'Il gigante e la bambina'

scritto da Paola Pallottino e Lucio Dalla per il giovanissimo Ron, nel 1971
Dalla, grandissimo paroliere...

c'è chi sostiene che il brano tratti di pedofilia, ma io lo trovo abbastanza versatile e mi piace pensare che a trarre in inganno sia solo l'estrema tenerezza di una storia 'sbagliata', forse perchè prematura.


Il gigante e la bambina, sotto il sole contro il vento
in un giorno senza tempo camminavano tra i sassi
camminavano tra i sassi

il gigante e' un giardiniere la bambina e' come un fiore
che gli stringe forte il cuore con le tenere radici
con le tenere radici con le tenere radici.

E la mano del gigante su quel viso di creatura
scioglie tutta la paura, e' un rifugio di speranza
e' un rifugio di speranza e' un rifugio di speranza.


Del gigante e la bambina si e' saputo nel villaggio
e la rabbia da' il coraggio di salire fino al bosco
di salire fino al bosco, di salire fino al bosco

Il gigante e la bambina li han trovati addormentati
falco e passero abbracciati come figli del signore
come figli del signore come figli del signore.

Ma i gigante adesso è in piedi, con la sua spada d’amore

E piangendo taglia il fiore, prima che sia calpestato

Prima che sia calpestato, prima che sia calpestato

Camminavano tra i sassi, sotto il sole contro il vento
in un giorno senza tempo…il gigante e la bambina
il gigante e la bambina, il gigante e la bambina…


Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=ARV1fgxZVK4&feature=related

una canzone: 'Un uomo'

di Eugenio Finardi (dall'album “Occhi”, 1996)

Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo…che la scuotesse proprio come un tuono
Che la calmasse come un perdono, che la possedesse e fosse anche un dono

Era tanto tempo che aspettava l'Uomo che la ipnotizzasse solo con il suono
Di quella sua voce dolce e impertinente che proprio non ci poteva fare niente

Che la fa sentire intelligente, bella, porca ed elegante
Come se fosse nuda tra la gente, ma pura e santa come un diamante

Un Uomo dolce e duro nell'Amore, che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare e poi di nuovo farsi far l'Amore

Per seppellirsi tutta nell'odore che le rimane addosso delle ore
Che non si vuole mai più lavare per non rischiare di dimenticare

Che le ricordi che sa amare, un Uomo che sappia rassicurare
Che la faccia osare di sognarsi come non é mai riuscita ad immaginarsi

Un Uomo pieno di tramonti, di istanti, di racconti e d'orizzonti
Che ti guarda e dice: "Cosa senti?" come se leggesse nei tuoi sentimenti

Un Uomo senza senso, anche un po' fragile ma così intenso
Con quel suo odore di fumo denso, di tabacco e vino e anche d'incenso

Impresentabile ai tuoi genitori, così coerente anche negli errori
Proprio a te che fino all'altro ieri ti controllavi anche nei desideri

Tu che vivevi nell'illusione di dominare ogni tua passione
Tu che disprezzavi la troppa emozione come nemica della Ragione

Non sei mai stata così rilassata, così serena ed abbandonata
Così viva e così perduta, come se ti fossi appena ritrovata

Con un Uomo senza senso, anche un po' fragile ma così intenso
Con quel suo odore di fumo denso, di tabacco e vino e anche d'incenso

Un Uomo dolce e duro nell'Amore, che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare e poi di nuovo farsi far l'Amore

Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=Mc0rrOyWlQ4&feature=related

lunedì 9 novembre 2009

"Cos'è questo golpe? Io so"

di Pier Paolo Pasolini

Corriere della Sera, 14 novembre 1974


Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.
Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero.
Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile.
Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. Ultimo esempio: è chiaro che la verità urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1° novembre 1974.
Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi.
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi.
A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale.
Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi.
Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi.
Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi.
Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi.
Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia.
All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici.
Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere.
Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere. In Italia questa opposizione è così vasta e forte da essere un potere essa stessa: mi riferisco naturalmente al Partito comunista italiano.
È certo che in questo momento la presenza di un grande partito all'opposizione come è il Partito comunista italiano è la salvezza dell'Italia e delle sue povere istituzioni democratiche.
Il Partito comunista italiano è un Paese pulito in un Paese sporco, un Paese onesto in un Paese disonesto, un Paese intelligente in un Paese idiota, un Paese colto in un Paese ignorante, un Paese umanistico in un Paese consumistico. In questi ultimi anni tra il Partito comunista italiano, inteso in senso autenticamente unitario - in un compatto "insieme" di dirigenti, base e votanti - e il resto dell'Italia, si è aperto un baratto: per cui il Partito comunista italiano è divenuto appunto un "Paese separato", un'isola. Ed è proprio per questo che esso può oggi avere rapporti stretti come non mai col potere effettivo, corrotto, inetto, degradato: ma si tratta di rapporti diplomatici, quasi da nazione a nazione. In realtà le due morali sono incommensurabili, intese nella loro concretezza, nella loro totalità. È possibile, proprio su queste basi, prospettare quel "compromesso", realistico, che forse salverebbe l'Italia dal completo sfacelo: "compromesso" che sarebbe però in realtà una "alleanza" tra due Stati confinanti, o tra due Stati incastrati uno nell'altro.
Ma proprio tutto ciò che di positivo ho detto sul Partito comunista italiano ne costituisce anche il momento relativamente negativo.
La divisione del Paese in due Paesi, uno affondato fino al collo nella degradazione e nella degenerazione, l'altro intatto e non compromesso, non può essere una ragione di pace e di costruttività.
Inoltre, concepita così come io l'ho qui delineata, credo oggettivamente, cioè come un Paese nel Paese, l'opposizione si identifica con un altro potere: che tuttavia è sempre potere.
Di conseguenza gli uomini politici di tale opposizione non possono non comportarsi anch'essi come uomini di potere.
Nel caso specifico, che in questo momento così drammaticamente ci riguarda, anch'essi hanno deferito all'intellettuale un mandato stabilito da loro. E, se l'intellettuale viene meno a questo mandato - puramente morale e ideologico - ecco che è, con somma soddisfazione di tutti, un traditore.
Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto.
L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento.
Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire.
Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana.
E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista.
Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi.
Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato.

una canzone: 'Il pescatore'

Estate 1970. Il disco fu un successo enorme e lo sentivi suonare dappertutto: alla radio (c'erano solo le tre reti della RAI), nei juke-boxes, e nelle case.

Ne "Il pescatore" si vede la figura di Gesù che, rivoluzionando leggi e pensieri, si mette dalla parte della vittima (l’assassino in fuga): Faber usciva dai binari anche nel campo della fede. Ma anche Gesù usciva clamorosamente fuori dai binari della fede, prima di tutto, nel contesto ebraico: ad esempio, stravolge completamente il concetto di giustizia divina (fino ad allora francamente intesa come tribunalizia), inserendo invece in essa dei criteri inauditi come il perdono, la carità e una giustizia basata su un'autentica comprensione dell'altro.
Dunque il "Pescatore" è una sorta di parabola evangelica: partiamo già dal fatto che nella simbologia cristiana il pescatore ci ricorda che Gesù scelse gli Apostoli quasi interamente tra pescatori, ai quali disse che li avrebbe resi "pescatori di uomini", lui è il pescatore. Nel brano c’è il messaggio che in Dio a volte ci si imbatte anche se non lo si va a cercare: l’assassino, nella sua fuga, si trova a fermarsi e ad aver bisogno di un pezzo di pane e un sorso di vino. A questo punto, il ricorso alla simbologia evangelica (nella canzone si "versa il vino e si spezza il pane" e questa è l'Eucaristia...) è praticamente naturale, se, naturalmente, lo si vede nell'ottica rivoluzionaria che è comunque tra gli intenti del poeta.

La giustizia umana viene soverchiata: il fuggitivo si sfama, si disseta e riceve un momento d'attenzione e d'importantissimo calore.

La storia di questo testo sembra proprio una parabola del Vangelo. Di un Vangelo laico, senz'altro. "Laico", si badi bene, non come contrapposto a "religioso" o "divino"; "Laico" come "popolare" (laós). De André appare qui come un vero interprete di un certo tipo di coscienza popolare, che ha sempre visto la "giustizia" -umana, ma, spesso, anche "divina"- esclusivamente come un'oppressione.

De André ha un rapporto continuo e sicuramente denso con Dio, solo che, per lui, è scevro di divinità. Gli ha tolto tutte le aureole per ricondurlo, appunto, sulla Terra. E questo fin dagli inizi: non vuole "rubare le chiavi del cielo", ma la felicità e la giustizia le vorrebbe qua su questo stramaledetto pianeta. La Divinità è tirata giù dal cielo, e forse non si è mai capito abbastanza che, così, non sarebbe meno "divina"; anzi, forse, lo sarebbe ben di più.

In tutto questo la figura del pescatore è (oltre a quella di Gesù) anche quella di un vecchio stanco, sfinito, magari anche un po' rimbambito, che aspetta il tramonto sulla riva del mare, senza temere piu' nulla e senza giudicare piu' nulla. Un pescatore, l'unico proletario, l'unico lavoratore, che non possiede, e non possederà mai, la fonte della sua sussistenza: il mare.

Quel vecchio dal viso solcato dalle rughe vede nell'assassino in fuga solo un disgraziato che gli chiede un po' di pane, e glielo offre volentieri, senza approfondire niente, e senza dare nessun particolare significato alla cosa…regalandogli -senza manco saperlo- un momento di calore umano e di nostalgia di una vita "normale" ormai perduta. Alle domande incalzanti dei gendarmi il vecchio e' semplicemente indifferente, un po' perche' non si e' nemmeno reso conto bene che il tizio fosse in fuga, un po' perche' le dinamiche della societa', della giustizia e dell'autorita' non gli interessano piu', fa fatica a capirle e le trova vacue e artefatte... Forse il fatto che il solco lungo il viso ci sia prima e dopo allo stesso modo, vuole dire proprio che da quelle vicende e' stato segnato molto poco.

Un uomo, che contro il potere non riesce ad opporre altro che il suo silenzio. Tanto, il potere, la sua lingua non la comprende.


All'ombra dell'ultimo sole s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso.
Venne alla spiaggia un assassino due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura eran gli specchi di un'avventura.
E chiese al vecchio dammi il pane ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino ho sete e sono un assassino.
Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane per chi diceva ho sete e ho fame.
E fu il calore di un momento poi via di nuovo verso il vento
poi via di nuovo verso il sole dietro alle spalle un pescatore.
Dietro alle spalle un pescatore e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile giocato all'ombra di un cortile.
Vennero in sella due gendarmi vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino fosse passato un assassino.
Ma all'ombra dell'ultimo sole s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso

e aveva un solco lungo il viso come una specie di sorriso


Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=1JQgNJdVDvk

'Nashindwa na mali sina we'

La schiavitù Europa scomparve nel X secolo, mentre nel resto del mondo solo a partire dall'epoca dell'Illuminismo si è potuto parlare di una sparizione graduale del fenomeno. Oggi la schiavitù è una condizione formalmente illegale in tutto il mondo occidentale, fatto sancito tramite l'adozione, da parte delle Nazioni Unite, della ‘Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo’, avvenuta nel 1948. Il mondo islamico si è rifiutato di aderire a questa Dichiarazione e ne ha una sua propria, la ‘Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo’, e nel mondo islamico la schiavitù è di fatto praticata (Corano, 16:71; 30:28).

Dalla fine dell'ultimo millennio, tuttavia, si assiste ad un inaspettato e consistente ritorno dello schiavismo, benché esso assuma oggi delle peculiarità proprie: in Italia i settori economici dove il fenomeno dello schiavismo è più frequente sono forse la prostituzione e l'agricoltura. Nel caso della prostituzione, è tipico dello schiavismo tradizionale il frequente ricorso alla somministrazione di droghe per tenere sotto controllo la vittima, come si evince dal complesso problema del traffico di schiavi sessuali. Nel caso dell'agricoltura, in casi sporadici è stato denunciata la presenza di una sorveglianza armata che impedisca la fuga delle vittime.
(In Italia, il legislatore è intervenuto in favore delle vittime  fra i provvedimenti iniziati c’è la Legge 11 agosto 2003, n. 228, "Misure contro la tratta di persone").
L'espansione di nuove forme di schiavismo, che spesso riguardano anche le società occidentali, sarebbero il rapido incremento della popolazione mondiale e la mal gestione (spesso da parte dei governi di paesi poveri) delle nuove sfide cui deve andare incontro la politica: tra queste, senza dubbio, la globalizzazione.
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Le Pantere Nere o Black Panther Party (originariamente chiamato Black Panther Party for Self-Defence) sono una storica organizzazione rivoluzionaria afroamericana degli Stati Uniti, nata in California alla fine degli anni sessanta. L'organizzazione divenne famosa nella scena politica nazionale statunitense ottenendo anche una notevole considerazione all'estero, fino a quando, a causa di divisioni interne e repressione da parte del governo, cominciò la sua parabola discendente.
L'obiettivo di Huey P. Newton e Bobby Seale era di sviluppare ulteriormente il movimento di liberazione degli afroamericani fino ad allora pesantemente discriminati, socialmente, politicamente e legislativamente. Il movimento di liberazione stava conoscendo negli anni sessanta un rapido sviluppo grazie all'opera di attivisti come Malcolm X e Martin Luther King.
La peculiarità delle Pantere fu quella di rifiutare le istanze nonviolente e integrazioniste di King, a loro avviso inefficaci e addirittura motivate da una nascosta collusione con le strutture di potere dei bianchi. Al principio della nonviolenza le Pantere sostituirono quello dell'autodifesa (self-defence) come strumento di lotta fondamentale. In particolare cominciarono a praticare il "Patrolling": pattugliare, tenendo sempre le armi in bella vista, le azioni della polizia, in modo da condizionarne l'operato, impedendo che questa abusasse del suo potere contro le persone di colore che fermava. Altra peculiarità del Black Panther Party fu la lettura della discriminazione dei neri all'interno di un'ottica marxista-leninista di lotta di classe, e quindi di opposizione alla struttura capitalistica della società statunitense.

Dall’altra parte dell’Oceano persisteva l'apartheid (in lingua afrikaans "separazione"): era la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnia bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1994, anno in cui fu liberato Nelson Mandela, uno dei leader del movimento anti-apartheid -che organizzò anche azioni di sabotaggio e guerriglia- poi divenuto il primo Presidente del Sudafrica dopo la fine dell’apartheid.

Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika è stata una cantante sudafricana di jazz e world music, nota anche per il suo impegno politico contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite. Nel 1966 Miriam Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk per l'album ‘An Evening with Belafonte/Makeb’a, inciso insieme a Belafonte: l'album trattava esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri Sudafrica sotto il regime dell'apartheid. Nel 1963 portò la propria testimonianza al comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite. Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Miriam Makeba e condannandola all'esilio.
Nel 1968 sposò l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael, leader del Student Nonviolent Coordinating Committee (SNCC, pronuciato "Snick") più tardi divenuto primo ministro onorario del partito delle Pantere Nere (inizialmente integrazionista, si legò successivamente al nazionalismo nero e ai movimenti panafricani): l'evento generò controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici furono annullati.
Quando Mama Afrika si separò da Carmichael (1973) continuò a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa. Fino al 2008, quando è morta poco dopo essersi esibita qui in Italia in un concerto contro la camorra dedicato allo scrittore Roberto Saviano.

Alla fine di questo ‘frammento’ voglio postare una canzone scritta dal compositore keniano Fadhili Williams, qui cantata, appunto, dalla Mama AfriKa con Harry Belafonte, un musicista, attore e attivista dei diritti civili statunitense, anche soprannonimato ‘Re del Calypso’ per aver reso popolare la musica caraibica negli anni cinquanta. Negli ultimi anni è stato fra i critici più decisi dell'amministrazione Bush.

Link al video: http://www.youtube.com/watch?v=lbAUYFKr8UY&feature=related
(immagini prese dal film ‘Apartheid nell’Africa del Sud)

Malaika, nakupenda Malaika.
Malaika, nakupenda Malaika.
Ningekuoa mali we,
Ningekuoa dada.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.

Pesa zasumbua roho yangu.
Pesa zasumbua roho yangu.
Nami nifanyeje, kijana mwenzio,
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.

Kidege, hukuwaza kidege.
Kidege, hukuwaza kidege.
Ningekuoa mali we,
Ningekuoa dada.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.

Malaika, nakupenda Malaika.
Malaika, nakupenda Malaika.
Ningekuoa mali we,
Ningekuoa dada.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.
Nashindwa na mali sina we,
Ningekuoa Malaika.

Angel, I love you Angel.
Angel, I love you Angel.
I would marry you my fortune,
I would marry you sister.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.

Money is troubling my soul.
Money is troubling my soul.
And I, your young lover, what can I do,
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.

Little bird, I dream of you little bird.
Little bird, I dream of you little bird.
I would marry you my fortune,
I would marry you sister.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.

Angel, I love you Angel.
Angel, I love you Angel.
I would marry you my fortune,
I would marry you sister.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel.
Was I not defeated by the lack of fortune,
I would marry you angel
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