E' solo una personale rivisitazione, un omaggio allo zio.
...Che secondo me oggi avrebbe visto questo:
Via del campo c’è una graziosa
gli occhi stanchi e nessuna voglia
tutta notte cammina spoglia
svende a cani e non sarà mai sposa
Via del campo c’è una bambina
labbra secche e gola assetata
occhi tristi dietro la grata
scalcia i sassi mentre cammina
Via del campo c’è una puttana
gli occhi stanchi e nessuna voglia
se di possederla ti vien la voglia
basta accostare lì piano piano
Ma non ti sembra per nulla strano
che lei ti parla senza sorriso
un’altra lingua e un pugno in viso
una farfalla che muore piano
Via del campo ci va un illuso
a pagarla per farsi male
senza vedere lacrime e sale
di un ennesimo e cieco abuso
Taci e soffri ché amor non risponde
muori dentro perché non ti sente
questa vita non ti da niente, ogni giorno muoiono i fior
questa vita non ti da niente, ogni giorno appassiscono i fior
Ohhhoohhhhhh...
RispondiEliminaLa tua rivisitazione è molto interessante, mi piace. Credo però che le storie di Via del Campo fossero, nella sostanza più profonda, le stesse di oggi, anche quando le cantava De Andrè. Quei fiori sono sempre appassiti, oggi come allora.
RispondiEliminaLui però li guardava con un occhio diverso e ricordava a tutti che quel "letame" era capace di meraviglie precluse ai diamanti.
E invece la differenza secondo me sta proprio nel fatto che oggi Faber guarderebbe quei "fiori" con altri occhi.
RispondiEliminaPerchè sono fiori diversi...innanzitutto non scelgono di esserlo, vorrebbero essere pesci, loro.
Poi, sta di fatto che sono fiori che parlano tante lingue, che devono ancora germogliare, che perdono a morsi i loro petali, che hanno il gambo tutto sbilenco...insomma sono diversi.
Non c'è quella "grazia" di cui si parlava nel 1967, oggi c'è molta più violenza (senza voler poeticizzare troppo le due cose).
Rimane di fatto che questi fiori sbocciano nelle situazioni più turpi e probabilmente hanno più humanitas e pietas di ciò che nasce la dove tutto brilla.
Solo che qui questo concetto finale non viene ripreso perché la storia non ha più un "lieto fine"...e perché me so finite le strofe :p
Uhm...non so: credo che nemmeno "allora" ci fosse tutta questa grazia nelle loro vite. Forse la violenza nei loro confronti era minore, rispetto ad oggi (o forse era più grande il silenzio che le circondava). Ma credo che in serbo anche per quei fiori (quelli di Faber) ci fosse un ben rigido inverno.
RispondiEliminaQuesto discorso comunque rientra nel mio modo "doppio" di sentire i brani di De André. E' un po' lungo da spiegare ma, in sostanza, cerco di non farmi "manipolare" dal suo modo di presentare le cose: proprio perché con le parole ci sa fare, è abilissimo nel proporre una faccia della realtà, dimenticandosi però di guardarla tutta. Mi piace molto (soprattutto in alcuni brani) ma non mi lascio dominare dal suo punto di vista.
ah, ecco dov'è lo sgamo: io sono più pessimista di te e vedo il futuro in perpetuo peggioramento. eheh.
RispondiEliminaDimenticarsi di guardarla tutta? prendere le distanze? mh, forse anche qui siamo, per una (doppia) volta, su binari divergenti...Ci riacchiapperemo mai? :p
E chi lo sa? Io sono una maestra nel prendere qualsiasi tipo di mezzo di trasporto al volo! ;)
RispondiEliminaComunque sì: dimenticarsi di guardarla tutta. Ne coglie solitamente un aspetto non scontato, fa una fotografia con un'inquadratura originale...ma che non è ad ogni modo l'unica, o quella da privilegiare (il che significa che le altre prospettive hanno pari valore).
Sarà anche che, per dirla con Gaber, De André (almeno per quelli a cui piace) "è come la mamma, è come una vacca indiana", una specie di soprammobile che sta sulla mensola del camino e nessuno si azzarda neanche a spolverarlo: trovamene uno che lo critica in qualche maniera! :)
A me piace, per i testi e a volte anche tanto per la parte musicale, poi ha un modo unico di porgere la voce...e ho anche usato le sue canzoni nelle mie lezioni in Austria (anzi, ora che mi viene in mente, ci dovrò scrivere un post, è un po' che ci penso). Però onestamente non riesco a fare a meno di prendere in mano il soprammobile e dire, quando e se lo penso, "che brutto".
:-)))
Ah, by the way: non mi riferisco certo a "Via del Campo", quando parlo di brutto! :D
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